Pochi cambiamenti rispetto al pilot, il più importante dei quali è l'attore che interpreta il detective del NYPD alle dipendenze del capitano Gregson (Aidan Quinn). Senza dar spiegazioni sulla scomparsa dell'ispanico Abreu, viene rapidamente introdotto l'afroamericano Marcus Bell (Jon Michael Hill), che comunque mantiene le caratteristiche del suo predecessore.
L'impostazione dell'indagine ricalca quella del pilot. Sherlock Holmes (Jonny Lee Miller) vede subito un sacco di indizi che Bell e Gregson avevano trascurato, e fornisce immediatamente la soluzione, che viene accettata solo parzialmente, e del resto nemmeno lui riesce a chiarire alcuni dettagli. Lo sviluppo porta ad uno spiegone finale dove si portano alla luce alcuni particolari che ci erano stati nascosti.
Succede che un tipo viene ucciso con una pistolettata in fronte. A confondere le acque c'è un furto che fa pensare ad un ladro che ha ucciso per errore, ma Holmes scopre subito che si tratta di due reati scorrelati, grazie anche al supporto investigativo fornito dalla dottoressa Watson (Lucy Liu). Avviene poi un secondo omicidio, che Holmes capisce essere legato al primo, e che lo porta alla sospettata numero uno, che però è in coma all'ospedale.
Sembrerebbe un vicolo cieco, ma costei ha una sorella gemella (!), che fortunatamente non è monozigote. Holmes fa un paio di ipotesi sballate, però alla fine capisce il senso della storia.
Rimangono le mie perplessità sulla serie. In particolare Holmes mi pare più caratterizzato come una specie di idiot savant invece di un tale dalle enormi capacità logico-deduttive. Questa volta scopriamo che si figura che la sua memoria abbia capacità limitate, e che per questo si rifiuta di prestare attenzione a cose che reputa poco interessanti. Un qualunque studioso contemporaneo dei meccanismi della memoria si farebbe beffe di questa ipotesi, ma alla debole contrapposizione di Watson, lui risponde, in modo immensamente antiscientifico, che nel suo caso funziona così.
Anche se c'è da dire che, quando più avanti scopre un controesempio alla sua vetusta teoria, ne usa il risultato per risolvere il caso, e forse cambia idea (*).
Ci viene accennata anche un'altra sciocchezza holmesiana, ha mentito a Gregson sui tempi del suo arrivo a New York, ufficialmente perché si vergognava di essere stato in una clinica per superare le sue dipendenze da droghe e alcol. Strano che Gregson non se ne sia già accorto, essendo un legal alien (**) i suoi passaggi di confine son tutti registrati.
(*) Come si capisce dalla sua decisione di riprendere a suonare il violino.
(**) Cit. Sting: Englishman in New York.
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