Il colonnello britannico Katherine Powell (Helen Mirren) sta conducendo da una base inglese una complessa operazione per catturare una sua compatriota che ha preso la via di Al-Qaida. Da sei anni le è alle calcagna, e ora finalmente sembra averla a portata di mano. Grazie all'appoggio degli americani, che fornisco l'occhio nel cielo (*), e ai keniani, che fanno il lavoro sporco a terra, sta per scattare l'operazione che dovrebbe concludersi con l'arresto di una mezza dozzina di persone (**). La situazione è così delicata che la Powell, oltre ad avere un esperto legale al suo fianco che le evidenzia quelli che possono essere elementi discutibili del suo operato, riferisce al suo capo, il generale Frank Benson (Alan Rickman), che a sua volta è in riunione con legali e politici inglesi, per accertarsi che l'operazione abbia tutte le coperture del caso.
Le cose diventano ancora più complicate quando i pedinati si recano in una casa in un area controllata da Al-Shabaab (***), zona in cui i keniani non hanno, di fatto, il controllo, e si mettono all'opera per preparare un attentato suicida. A questo punto lo scopo della missione della Powell cambia, l'arresto non è più possibile, e le circostanze premono per l'eliminazione fisica della cellula. A tirare il grilletto dovrà essere il pilota del drone, Steve Watts (Aaron Paul), che non ha mai sparato prima, e che si trova di fronte ad una situazione che è pure moralmente dubbia, come viene evidenziato dal fatto che, come minimo, oltre ai terroristi morirà anche una bambina che sta vendendo pane nel posto sbagliato.
Assistiamo così ad un penoso tira e molla in cui tutti cercano di fare quello che ritengono essere la cosa giusta, forse rendendosi conto che, nel vicolo cieco in cui ci si è cacciati, non c'è niente di giusto in nessuna delle possibili opzioni.
Ho letto da qualche parte che Michael Bay avrebbe diretto un film paragonabile a questo (°). Mi sono immaginato cosa potrebbe venir fuori da questa sceneggiatura (°°) se finisse nelle mani di Bayhem (°°°). Per fortuna qui la responsabilità della regia se l'è presa Gavin Hood e il risultato è molto diverso, poche esplosioni, molta sottigliezza di recitazione, in particolare grazie alla Mirren e a Rickman (§).
Il titolo italiano fa pensare che il punto di vista sia sbilanciato nei confronti delle colombe, come se i falchi si arrogassero un diritto di uccidere che non si capisce bene da dove verrebbe loro. Niente di più sbagliato. Anche se la regia si mantiene molto asciutta, si capisce bene come la Powell e Benson siano così decisi nella loro azione perché ritengano che sia la via meno dannosa. Entrambi non lasciano trasparire quasi nulla della loro tensione interiore e solo nel finale Benson si lascia sfuggire un discorsetto che dovrebbe chiarire la sua posizione anche al più tetragono degli spettatori. D'altro canto è difficile non rendersi conto come la scelta dei falchi abbia implicazioni estremamente negative.
Good kill (2014) di Andrew Niccol è un ovvio candidato al confronto con questo film. E finisce per evidenziare quelli che mi erano sembrati i difetti di quel film che, nonostante la evidente buona volontà di tutti quanti, aveva alcune debolezze strutturali che qui sono assenti. Là il racconto era centrato sui dubbi esistenziali del protagonista, la situazione era più un accidente che gli complicava il già non semplice percorso di vita. Qui invece la situazione, con tutte le sue sottigliezze morali, legali, politiche, sociali, domina la narrazione. La complessità è resa ottimamente seguendo i diversi punti di vista, lasciando quanto spazio possibile a ogni carattere in azione, ma mantenendo sempre una grande linearità narrativa.
(*) Un drone armato pilotato a distanza da un equipaggio basato a Las Vegas. Il titolo originale è, per l'appunto, Eye in the sky.
(**) Tra cui c'è anche un americano, il cui rende le cose ancor più complicate.
(***) La fazione somala di Al-Qaida.
(°) Credo si alludesse a 13 hours (2016)
(°°) Firmata da Guy Hibbert.
(°°°) Soprannome di Michelino che, giocando sul termine mayhem, lo accosta ad una situazione caotica, possibilmente con gran spargimento di sangue.
(§) Ultima sua apparizione sullo schermo, come sempre ad altissimi livelli.
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