Primo film dei fratelli Joel e Ethan Coen, che ha subito una leggera ripulitura quindici anni dopo il primo rilascio, catalogata come "director's cut". La differenza sostanziale, per quel che posso ricordarmi, sta nell'autoironico pistolotto iniziale di un presunto esperto cinematografico che racconta, senza entrare nei dettagli, di come la pellicola abbia tratto notevoli vantaggi dall'operazione.
Tipica storia dei Coen, girata leggermente sotto budget e con qualche rallentamento di troppo nella sceneggiatura, lievi difetti che spariranno dal resto della produzione di famiglia.
A far da narratore è un investigatore privato (M. Emmet Walsh), piuttosto male in arnese, che gira su un vecchio maggiolino (non esattamente una macchina adatta per passare inosservati in Texas) e ha confuse simpatie comuniste. È stato ingaggiato da un marito geloso (Dan Hedaya), proprietario di uno di quei bar che verrebbe da chiamar saloon, per tenere sotto controllo la scalpitante moglie (Frances McDormand al primo film), che in effetti lo cornifica con un suo barista (John Getz). Molta tensione già nella prima mezz'ora, ma i danni fisici si limitano ad un dito rotto e un fenomenale calcio in un posto che, soprattutto per gli uomini, è veramente molto doloroso.
Seguendo la tipica struttura dei film dei Coen, ogni personaggio continua a fare scelte errate, a dar per scontato quel che vero non è, e a causare da solo la propria sciagura. Il marito chiede al detective di uccidere moglie e amante. Il detective pensa ad uno schema per incassare i soldi promessigli dal suo cliente riducendo al minimo il suo rischio. L'amante pensa che la sua bella sia capace di uccidere (o almeno, di tentare di farlo). La moglie è a suo modo innamorata del marito, forse ha più dubbi sull'amante.
A noi, che abbiamo sott'occhio (quasi) tutti gli elementi, i personaggi finiscono per fare quasi pena (viene da dire "è lì l'accendino!", "non è stata lei, pezzo di idiota!", eccetera). Però bisogna ammettere che, date le condizioni di partenza, la storia regge.
Debutto anche di Carter Burwell, che ha scritto le musiche originali. In pratica un solo brano, ripetuto più volte, ma perfetto nel sottolineare l'atmosfera del racconto.
Ciao, se passi dal mio blog (il diario, non quello del cinema) c'è un premio per te!
RispondiEliminaCiao e grazie :)
EliminaEcco, ciò che mi manca è il Castoro sui Coen, ormai sparito. Le scelte dei personaggi, e il crearsi la propria sfortuna forse sono alla base delle sceneggiature, ma qui c'è dell'altro, ed era solo l'esordio: una certa cura della colonna sonora (anche se solo di un pezzo), la fotografia e quell'ossessione, quell'amore per il noir che ormai spezzettano, rovistano, ricombinano come vogliono loro. Io l'ho apprezzato solo alla prima visione, ma forse avrebbe senso recuperare l'introduzione della director's cut.
RispondiEliminaRidendo e scherzando, Carter Burwell ha finito per firmare la colonna sonora di tutti o quasi (ho dato solo una rapida occhiata su imdb, ma ogni titolo che mi è venuto in mente c'era) i film dei Coen. Non ci avevo mai fatto caso.
EliminaGià, e per le mie fantomatiche classifiche è tra i primi 25 compositori della Top 2500. Una vera combriccola, se vai a vedere tutti i collaboratori dei Coen, presenti in tutti i film da Blood simple.
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