Ci sono alcuni film che, usando uno spericolato paragone vinicolo, definirei di pronta beva. Vanno visti quando escono, e bisogna essere nel giusto target, per poterli gradire. Nel caso in questione, essere minorenne negli anni ottanta direi che sia una condizione molto forte per gradirne la prima visione. Chi per motivi anagrafici o altro si trovi impossibilitato a rispettarla, più difficilmente troverà uno senso nelle quasi due ore di durata della pellicola.
Per fare un confronto, un film tutto sommato paragonabile come Stand by me, uscito l'anno dopo ma basato su più robusta storia (Stephen King) e regia (Rob Reiner nel suo periodo d'oro), mantiene invece quasi inalterato il suo appeal anche per lo spettatore che ci si avvicini oggi per la prima volta.
Storia scritta da Steven Spielberg, convertita in sceneggiatura da Chris Columbus e diretta da Richard Donner. Donner e Spielberg hanno pure prodotto, con piglio molto disneyano, raggruppando un cast in cui spicca Josh Brolin (fratello maggiore un po' tontolone), Robert Davi e Joe Pantoliano (cattivi fratelli italo-americani che di cognome fan Fratelli - ah ah ah ._.) e la loro terribile mamma (Anne Ramsey, che svilupperà ancor meglio questo personaggio in Getta la mamma dal treno, un paio di anni dopo). In subordine, è simpatico notare come la ragazzina "bruttina" sia Martha Plimpton, figlia di Keith Carradine.
Il riferimento principale è forse Indiana Jones, ma ogni elemento del pool creativo ha buttato nel calderone qualcosa di suo (Gremlins, Superman, ET, ...) oltre che assorbire molto dell'atmosfera del tempo.
PS: Leggo ora della morte di Roger Ebert, uno che di cinema non ne blaterava come il sottoscritto, ma ne scriveva con passione e capacità.
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