La parte simpatica del film è che riesce riportare in gioco l'immaginario egiziano (nel senso di faraoni e piramidi) adattandolo alla fantascienza delle civiltà sparse nell'universo (dalle parti Star Trek / Star Wars) ma senza la seccatura dei viaggi spaziali via astronave, risolvendo il problema delle distanze siderali per mezzo di un inesplicabile portale approssimativamente basato sull'idea del wormhole. Che sarebbe poi più o meno il mezzo usato dagli alieni in 2001 di Kubrick e in Contact.
Bravi dunque Dean Devlin e Roland Emmerich ad inventarsi un divertente universo parallelo, meno bravi a tirarci fuori una sceneggiatura credibile. Anzi, per dirla tutta, il risultato mi è parso molto scarso.
Forse l'interesse per l'antico egitto scatenato da questo film ha fatto sì che arrivasse l'OK alla produzione per La mummia. Ma non sono sicuro se si debba annoverare questa circostanza tra i lati positivi o negativi di Stargate. Come curiosità noterei che Erick Avari fa da collegamento esplicito tra i due titoli, essendo qui il capo della comunità egiziana in trasferta.
Cast ben poco memorabile. I protagonisti sono Kurt Russell nei panni di un colonnello depresso con tendenze suicide, richiamato all'attività per questa missione, e James Spader, un egittologo a cui nessuno dà retta, al punto che pare non avere un seguito nemmeno tra cacciatori di misteri improbabili, e che dunque viene reclutato dal governo americano per risolvere il mistero sul funzionamento di un oscuro macchinario, risalente a svariate migliaia di anni prima e in loro possesso da quasi un secolo.
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