Film di Alejandro González Iñárritu piuttosto violento e dalla trama non semplice, ma che si lascia guardare volentieri. Forse è meglio evitarlo se si vuole un film leggerino, per passare una serata in allegria.
E' il film che nel 2000 ha lanciato il regista e che gli ha permesso di dirigere poi prodotti come 21 grammi (2003) e Babel (2006). Curioso il fatto che sui mercati di lingua inglese sia stato presentato con il titolo informale di "Love's a bitch". Un gioco di parole non troppo sottile che si perde in italiano, ma che sarebbe abbastanza vicino al senso gergale del titolo originale, letteralmente "amori cani" in italiano che potrebbe essere reso con qualcosa come "amori bastardi".
Si tratta di tre storie, parzialmente sovrapposte, che si sviluppano a Città del Messico.
La prima racconta di uno scontro tra fratelli di una famiglia sull'orlo della povertà. Il maggiore, sposato, con l'hobby delle rapine nel tempo libero; il minore (interpretato da Gael García Bernal - uno dei protagonisi de La mala educación di Pedro Almodóvar e persente in una parte minore anche in Babel) che decide di usare il cane di famiglia, insospettabilmente un asso nel combattimento tra cani, per far soldi e cercare di scippare la sposa al fratello. Gran spreco di sangue, canino e umano, in questo episodio.
La seconda é a proposito di un editore di stampa rosa che si innamora di una top model (Goya Toledo), per lei lascia la famiglia ma, proprio il giorno in cui si mettono a vivere insieme, lei ha un incidente in macchina (il fratello minore dell'episodio 1 le viene addosso), seguono complicazioni varie ma alla fine i due (forse) trovano un equilibrio.
Nella terza, un ex guerrigliero diventato una sorta di punkabbestia che fa da killer prezzolato per conto di un poliziotto corrotto con lo scopo di sbarcare il lunario, esegue il suo ultimo lavoretto in modo decisamente personale.
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