Basato su un'idea di Andrey Konchalovskiy, scritto e diretto da Giuliano Montaldo, premiato con due David e due nastri d'argento ma, mi pare, poco visto.
Buon film, anche se un poco troppo lento per i miei gusti. Basato sulla vita di Fyodor Dostoevsky, di cui viene anche rappresentato uno degli episodi più noti della sua travagliata biografia, quando venne condannato a morte, portato davanti al plotone di esecuzione e solo quando i fucili erano pronti a sparare gli è stato detto che stavano scherzando, i burloni. Era già arrivata la grazia da parte dello zar che commutava la sentenza capitale in "soli" dieci anni di lavori forzati in Siberia.
Si parla Dostoevsky e della sua esperienza intellettuale e politica, ma in un senso generale. Si racconta del rapporto tra l'intellettuali e il potere, da una parte, e la società civile dall'altra. Del rapporto tra progressismo moderato e rivoluzionario, e di come i rivoluzionari considerino i moderati (molto male). Ma anche di come spesso l'approccio rivoluzionario sia spesso slegato dalla realtà - mi pare che questo sia un tema da leggere in rapporto alla storia recente italiana.
Temi tosti, dunque, che giustificano un certo passo lento nel procedere.
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