Tipico film di Ethan e Joel Coen. A volte riescono meglio, altre volte, e purtroppo questo mi pare il caso, no.
Non c'è un senso nella vita, non sono (necessariamente) i migliori ad aver successo, e proprio quando ti sembra che tutto stia andando bene, ti puoi aspettare che arrivi la catastrofe.
Ma, dato che la vita è fatta così, assurda e imprevedibile, l'unica cosa da fare è mantenere la calma e sperare per il meglio.
Cast composto da sconosciuti (almeno a me) ma capaci e ben diretti. Protagonista principale un insegnante ebreo a cui ne capitano di tutti i colori, alla Giobbe, oscillando di continuo tra la catastrofe e la possibilità di avere, finalmente, un po' di tranquillità. Intersecata alla sua vicenda seguiamo anche quella di suo figlio, che ha anch'essa il suo bell'altalenare.
A dare un'inquadratura alla vicenda (o meglio, a spiazzare lo spettatore), un prologo ambientato nell'Europa orientale di fine ottocento (credo) dove viene narrata una storiella yiddish - in lingua originale - a proposito di anime dannate e di donne che ne sanno una più del diavolo.
Il film si lascia guardare (due nomination all'oscar dovrebbe bastare a garantire una certa solidità del lavoro), ma non mi pare al livello della migliore produzione dei fratelli Coen, meglio guardarsene un altro, come ad esempio: Fargo; Il grande Lebowski; Fratello, dove sei?
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