Il rito

Buona la prima parte, che affronta il tema in modo non convenzionale. Purtroppo nella seconda parte si finisce per seguire i binari del genere, giungendo ad un finale scontato.

Peccato perché gli ingredienti per un risultato migliore c'erano tutti. Bravo Mikael Håfström alla regia, molto bravo Anthony Hopkins protagonista di fatto (anche se in realtà il ruolo principale è di Colin O'Donoghue), piacevole la colonna sonora di Alex Heffes. Piccoli ruoli per Rutger Hauer, Toby Jones e Maria Grazia Cucinotta.

La storia, almeno inizialmente, è non banale. Un ragazzetto (O'Donoguhe) ha la spiacevole scelta tra diventare becchino o intraprendere la carriera sacerdotale. Sceglie la seconda, con l'idea di usare la chiesa cattolica per pagargli gli studi, e poi cambiare idea. Al momento di lasciare la tonaca, un drammatico incidente gli fa amministrare l'estrema unzione ad una povera disgraziata, e lo dubitare del suo non aver fede. Ci si mette anche il prete che lo segue (Jones), che lo spinge ad andare a Roma a fare un corso per esorcista - in pratica minacciandolo di fargli pagare i costi dell'educazione.

Insomma, abbiamo un esorcista in formazione, con una buona formazione psicologica e molto scettico. Giunto a Roma, fa qualche lezione in Vaticano ma soprattutto viene mandato a seguire un esperto, per quanto poco ortodosso, esorcista (Hopkins). Interessante, fino a questo punto, la contrapposizione tra i due punti di vista, religioso e scientifico, sulla materia.

I casi di possessione diabolica iniziano a fioccare in modo decisamente sospetto. Anche nel corso che il nostro aspirante esorcista segue in Vaticano si sottolinea come solo pochi casi, tra i molti segnalati, sono considerati degni di essere approfonditi. Qui pare che siano tutti indemoniati. Fortunatamente, almeno per un po', Hopkins mantiene un tono lontano dallo stereotipo dei film del genere. Però il caso principale drammaticamente si risolve con la morte dell'indemoniata, e qui il film precipita. Hopkins si demoralizza per il suo fallimento, a O'Donoghue muore il padre (Hauer) e inizia ad avere visioni. E il film sceglie di schierarsi per il lato religioso, con tanti saluti alla spiegazione psicologica.

Avrei preferito una soluzione con i due approcci che si scoprivano non contrapposti ma complementari, e lasciassero semmai allo spettatore libertà di valutazione.

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