A civil action

Non è bello da dire, ma più vedo film di Steven Zaillian e più mi convinco che il loro problema principale stia nella sua regia. Questo è il suo secondo film, dopo In cerca di Bobby Fischer del 1993, e prima di Tutti gli uomini del re del 2006. Da allora Zaillian sembra aver accettato che produttore e sceneggiatore siano ruoli più nelle sue corde.

Da notare come preferisca adattare storie realmente accadute, e in genere riesce a tirar fuori sempre aspetti interessanti. Purtroppo come regista non mi pare sia capace di dare un taglio riconoscibile alla narrazione, e spesso finisce per disperdersi in rami secondari del racconto. Nel caso particolare, non ha aiutato nemmeno avere nel ruolo del protagonista un John Travolta non particolarmente inspirato.

Trattasi, come si evince sin dal titolo, di dramma d'ambiente legale. L'impostazione è vagamente ecologista, simile all'Erin Brockovich che Steven Soderbergh dirigerà un paio d'anni dopo con ben altra personalità. Qui il protagonista (Travolta) è uno di quegli avvocati che campano sulle cause per danni, (vedi L'uomo della pioggia di Francis Ford Coppola) un vero squaletto del ramo, che ha imparato alla perfezione quale sia il cliente più lucroso, e come spremere più soldi possibile da ogni caso. Ha imparato anche quali casi evitare, e dunque cerca di stare più lontano possibile da uno che sembra quanto di peggio possa esistere. Una scalcagnata conceria ha inquinato la falda acquifera di un paesino poco lontano da Boston, causando, anni dopo, la morte di un buon numero di bambini. I bambini morti portano ad un magro risarcimento, secondo la cinica tabella che il nostro sa a memoria, e non ha senso fare causa a chi non ha soldi per pagare ricchi rimborsi.

Capita però che qualcosa si inceppi nel suo cuore di squalo, e che scopra che dietro la conceria ci siano un paio di grosse aziende dotate di cospicui portafogli. Questo lo convince ad imbarcarsi in una impresa costosa e complicata. Trascurando il parere dei suoi soci in affari (tra cui William H. Macy), che preferirebbero restare nelle loro acque, contatta dottori, geologi (uno è Stephen Fry), intervista dipendenti (tra cui James Gandolfini, un ricordo per lui, di recente scomparso), per raccogliere prove che inchiodino i responsabili.

Purtroppo per lui, dall'altra parte della barricata c'è un espertissimo avvocato (Robert Duvall) che sa bene che Travolta sa solo mangiare un certo tipo di pesci. Cambiando mare e preda, diventa uno sbarbatello alle prime armi.

Travolta scoprirà, pagando a caro prezzo l'esperienza, che c'era un modo per ottenere un successo, ma avrebbe dovuto applicare metodologie completamente diverse. E, non è mai troppo tardi, a volte è possibile ottenere anche una seconda chance, a patto di ribaltare il senso della propria vita.

Degna di nota la breve apparizione di Sydney Pollack nei panni dello spocchiosissimo capo di una delle due aziende incriminate, in una scena a due con Travolta che mostra come Pollack non fosse solo un ottimo regista, ma anche un notevole attore.

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