Questione di tempo

Il semplicissimo titolo originale, About time, nasconde nel suo significato una complessità destinata all'intraducibilità. Perché se è vero che un senso è quello della versione italiana, se ne perdono altri, in particolare quello idiomatico, che si potrebbe rendere con un Era ora. Potrebbe sembrare una questione secondaria, ma chi ha deciso il titolo, probabilmente Richard Curtis che ha scritto, diretto, co-prodotto il film, credo ci volesse dare una chiave interpretativa su tutta la faccenda, e che tutta questa storia, che inizialmente sembra essere sul viaggiare nel tempo, si risolva con la scoperta che, dopotutto, questo dono non sia per niente utile. E sembra quasi che il protagonista ci dica, sul finire del film, era ora che lo capissi.

Tim (Domhnall Gleeson), è un ragazzotto insicuro che vive in una famiglia mediamente bizzarra in Cornovaglia. Nel giorno del suo ventunesimo compleanno il padre (Bill Nighy) gli rivela che sono molto più bizzarri di quanto lui potesse immaginare e che lui, come tutti i maschi di famiglia, ha la capacità di viaggiare nel tempo, sia pure sotto alcune condizioni. Alcune le scopriamo subito (si può viaggiare solo nel proprio passato), altre ci verranno rivelate in seguito. La storia segue Tim per una decina di anni, in cui lo vediamo usare, abusare, rivedere, e infine abbandonare questo incredibile dono.

Lo spettatore distratto potrebbe pensare che si tratti di qualcosa alla Doctor Who. Tra l'altro mi accorgo solo ora che il magistrale episodio della quinta stagione delle avventure del Dottore, quello titolato Vincent e il Dottore è scritto proprio da Richard Curtis. Ma non si cada nell'inganno. Qui il tema fantastico del viaggio del tempo è smaccatamente secondario, malamente sviluppato, utilizzato in maniera pesantemente strumentale agli altri temi. Non è la necessità di mantenere una parvenza di coerenza nel viaggio nel tempo a dettare lo sviluppo della storia ma, viceversa, si cambiano allegramente le regole del viaggio a seconda di quello che richiedono le altre anime della storia. Chi voglia storie di viaggi nel tempo coerenti, beh, è spacciato, non ne esistono per definizione. Ma se accetta un po' wibbly wobbly timey wimey stuff, come ben chiarito da questo intervento del Dottore nel sembiante di David Tennant si possono trovare altrove (Timecrimes, ad esempio) alcune valide alternative.

Superato lo shock della non centralità della trama fantastica, si potrebbe cadere in una seconda trappola, la storia d'amore.

Tim, infatti, pensa di usare il suo potere per migliorare la sua vita affettiva, che fino a quel momento si sarebbe potuta riassumere con una singola parola: disastro.

Ci prova con la bellissima Charlotte (Margot Robbie, già seconda moglie del lupo di Wall Street) ma gli va miserabilmente buca.

Dopo un intermezzo in cui seguiamo Tim nella sua non particolarmente interessante vita come praticante avvocato a Londra, dove è andato a vivere ospite di Harry (Tom Hollander), un drammaturgo amico di famiglia in profonda crisi professionale e personale, lo vediamo incontrare il vero amore della sua vita, Mary (Rachel McAdams). O meglio, sentiamo l'incontro, perché, per curiose circostanze, avviene letteralmente al buio.

Succede però che per evitare ad Harry una catastrofe teatrale, Tim viaggia nel tempo scoprendo così che anche il suo potere ha dei limiti, che non si può avere tutto contemporaneamente. Nel caso specifico il salvataggio di Harry determina la scomparsa di Mary dalla sua storia. Solo con gran fatica, e altri viaggi nel tempo, riuscirà a raddrizzare il corso della sua vita.

Ma neanche la trama romantica è al centro del film, e dunque anche lo spettatore che si voglia semplicemente godere la storia d'amore di Tim e Mary potrebbe restare scontento. I due si amano, hanno una bella storia, abbastanza complicata, e anche con una discreta figliolanza. Però le modalità della riconquista di Mary possono sembrare un barare. Soprattutto se consideriamo che Tim non rivela a Mary il suo asso nella manica. E questo non è in linea con i canoni del racconto romantico.

Dunque potrebbe non piacere neanche a chi cerca un racconto fantastico che nasconde una commedia romantica. Meglio piuttosto titoli come I guardiani del destino dove Matt Damon fa di tutto per ritrovare la sua Emily Blunt, o Ricomincio da capo, con Bill Murray che riesce ad uscire da un loop temporale grazie alla scoperta dell'amore per Andie MacDowell.

Ma quel demonio di Richard Curtis è riuscito a stipare (almeno) un'altra trama nelle due ore del film. Ed è questa che, secondo me, è quella principale, a cui tutte la altre si piegano.

E' la relazione padre-figlio. A dire il vero è importante anche la relazione tra Tim e Kit Kat (Lydia Wilson), la sua sorella pazzerella. Ma quella con il padre ancora di più. Succede infatti che i due si vogliono molto bene, lo capiamo subito, ma hanno anche una enorme incapacità di dirselo. Ci riusciranno, ma faranno davvero tanta fatica. E gli accadimenti saranno tali da dare una impostazione di dramma a tutta la storia.

Ricca la colonna sonora, di quelle tipo greatest hits, dove troviamo cose come Friday I'm in love dei The cure o All the things she said delle tatu, altre come Into my arms di Nick Cave (scelta espressamente dal padre di Tim per una occasione importante) o Lived in bars di Cat Power, e brani ancor più sorprendenti, in particolare Il mondo di Jimmy Fontana, che ha pure una parte interessante nello sviluppo nella storia. Fra l'altro, mi pare di ricordare che fosse presente anche in Moliere in bicicletta, canticchiato da Maya Sansa.

3 commenti:

  1. E rivalutiamo pure Jimmy Fontana, valà. Pare un piccolo cult ormai, ma conta solo l'opinione di Bolla di oggi, e c'ha un respiro abbastanza ampio, mentre pare scesa la stella di Curtis, del quale hai fatto bene a ricordare il suo episodio di Dr. Who. Aspetto volentieri Sky....

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    1. Non mi pare che Richard Curtis sia in calo, anzi. Nota anche che ha scritto la sceneggiatura del prossimo film di Stephen Daldry, protagonista la lanciatissima Rooney Mara.

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    2. Curtis che si allontana dal genere? No, è che i nomi che hai citato non sono esattamente da commedia...Vedremo...

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