Il quarto uomo

Quentin Tarantino ha detto che l'ispirazione per la sua opera prima, Resevoir dogs (per noi Le iene), gli è venuta da Rapina a mano armata (in originale The killing) di Stanley Kubrick. A molti però sembra di vedere più punti di contatto con questo Kansas City confidential diretto da Phil Karlson quattro anni prima. Sia come sia, se si è interessanti al genere, vale la pena di vederli tutti e tre, anche se questo è il più debole del lotto.

La storia viene raccontata seguendo prevalentemente il punto di vista di Joe (John Payne), ma si inizia seguendo la versione di Tim (Preston Foster), e i due filoni verranno uniti solo nel finale.

Joe sembra quasi un eroe hitchcockiano, fiondato suo malgrado in una storia più grande di lui, con l'avvertenza che siamo in un noir, e che dunque l'impiccio riguarda una rapina in banca e la successiva caccia all'uomo. Joe è un povero disgraziato che guida il furgone di un fiorista, i rapinatori gli clonano il veicolo e lasciano che la polizia insegua la macchina sbagliata, così da guadagnare il tempo per la fuga.

Quello che non sapevano è che Joe aveva la fedina penale sporca, e che aveva quel lavoro come parte del suo essere in libertà vigilata. Di conseguenza la polizia non va per niente leggera con lui. In pratica lo riempono di botte per alcuni giorni nel tentativo di farlo cantare. Alla fine non possono fare altro che rilasciarlo, ma senza scagionarlo pubblicamente, il che rende Joe una specie di paria.

Usando i suoi agganci nella malavita locale, Joe trova una flebile traccia, che lo porta in Messico, dove cercherà i veri delinquenti, con lo scopo di consegnarli alla legge o di farsi dare una parte del bottino.

Tim è un poliziotto messo a riposo per qualche pasticcio che ha combinato. Da come agisce viene il sospetto che abbiano fatto bene a sbatterlo fuori, ma secondo lui è stato vittima di oscure manovre politiche. Inscena dunque la rapina come modo per mostrare al mondo come lui sia un ottimo investigatore. Mette insieme una banda di brutti ceffi, Neville Brand, Jack Elam, e Lee Van Cleef, senza che loro lo vedano mai in faccia, studia alla perfezione un piano e, dopo qualche tempo, chiama tutti quanti nel resort messicano dove lui va abitualmente in vacanza per dividere il bottino, mentre in realtà li vuole consegnare alle autorità.

A sparigliare le sue carte c'è Helen (Coleen Gray), sua figlia, che, guarda un po', lo viene a trovare in vacanza proprio nel bel mezzo dell'azione e, se questo non bastasse, si innamora di Joe.

Il risultato complessivo dell'opera è discontinuo. Ci sono scene e situazioni ben riuscite, ma anche lungaggini che si sarebbero potute asciugare. Il finale che combina noir a dramma romantico mi ha lasciato molto perplesso.

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