La kryptonite nella borsa

A naso, direi che si tratta della rielaborazione in chiave fantastica dell'infanzia di Ivan Cotroneo, che prima l'ha messa in forma di romanzo, poi l'ha fatta diventare il suo primo film. Il punto di vista prevalente che seguiamo è quello di Peppino, bambino napoletano che vive negli anni settanta in una famiglia mediamente folle, considerato da tutti affetto da bruttezza congenita, colpito pure dalla maledizione di una precoce miopia che lo obbliga a portare occhiali, il che lo rende ancor più diverso agli occhi della famiglia e dei compagni di scuola.

I suoi genitori, Rosaria (Valeria Golino) e Antonio (Luca Zingaretti), filano d'amore e d'accordo, fino a quando lei, grazie anche a lettere anonime, scopre che lui la tradisce. Chissà perché, poi. Rosaria, che ha impostato tutta la sua vita in funzione del ruolo di moglie, entra in crisi, una depressione che la rende incapace di fare alcunché. Nel contempo, Peppino perde anche il suo unico amico, il cugino Gennaro, che si crede Superman e quindi teme più la kryptonite di un autobus che gli risulta fatale.

L'esistenza già complicata di Peppino diventa ancor più caotica. Su consiglio dello zio studioso (*) viene assegnato principalmente alla custodia dei suoi due zii alternativi, Titina (Cristiana Capotondi) e Salvatore (Libero De Rienzo), che lo introducono decisamente in anticipo sui tempi a sessioni femministe, liberazioni sessuali, esperienze psichedeliche e quant'altro.

Un approccio molto informale alla psicanalisi (**) da parte del dottor Matarrese (Fabrizio Gifuni) opererà il miracolo, e sembra che il matrimonio dei genitori di Peppino si possa salvare. Il bimbo, invece, viene salvato dalla propria fantasia, che gli fa mantenere un contatto con Gennaro-Superman, in forma di anomalo angelo custode che gli fornisce alcuni suggerimenti che gli permetteranno di non uscire completamente di testa, come sarebbe lecito attendersi data la situazione familiare.

(*) Che si rivelerà avere tanta buona volontà ma bassissime capacità intellettive.
(**) Roba da radiazione dall'albo.

4 commenti:

  1. Bellissimo, uno dei miei film preferiti! sarà per l'ambientazione anni '70( che io adoro), sarà per il simpaticissimo Peppino (che, occhialoni a prte, non ho nemmeno trovato così brutto)...dura sopravvivere in una famiglia così!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. In effetti Peppino è un bambino come gli altri. Forse Cotroneo intende dirci che i problemi non sono del bimbo ma della sua famiglia. O forse, essendo il suo alter ego, non se l'è sentita di assegnare la parte ad un bambino davvero brutto ;-)

      Elimina
    2. Sì, anche io h pensato che il messaggio fosse proprio quello. Se guardi, i segnali sono tanti: l'inquietudine di fondo degli zii che sognano di andarsene in un posto dove essere cosndierati speciali, i goffi tentativi del padre di dimostrare il suo affetto al figlio, la nostalgia della madre per la gioventù perduta (dato che parla sempre della vacanza a Procida).Anche (se vogliamo) la figura un po' tragica dell'amica della mamma, prigioniera di una famiglia rimasta all'epoca della pietra e deiderosa di un fidanzato (il che significherebbe avere una famiglia sua). Quest'ultima figura mi ha un po' commosso. H trovato poi esilarante la storia dei pulcini.....poveretti! :)

      Elimina