Panic room

A scatenare il macello narrato è, per quanto indirettamente, un tale che muore prima dell'inizio del film. Costui era ricchissimo e piuttosto sciocco, al punto da vivere in una principesca magione nell'Upper West Side di Manhattan, New York, a due passi dal Central Park e di essersi fatto costruire una stanza segreta in cui rifugiarsi nel caso di attacco di malviventi, da cui il titolo. Come una matrioska, nella stanza c'è una cassaforte, al cui interno quel babbeo custodiva alcuni spicci nel caso di spese impreviste, ovvero svariati milioni di dollari, che sono restati lì, ben nascosti, all'insaputa dei suoi eredi.

Unico a sapere del tesoretto, il nipote Junior (Jared Leto) che, credendo di essere molto furbo, pensa di mettersi in combutta con un paio di malfattori per introdursi nella casa vuota, scassinare lo scassinabile, dare il meno possibile ai suoi accoliti e scappare col resto. Piano di una demenza colossale anche se tutto fosse andato per il meglio, cosa che non succede.

Un primo problema sta nella scelta della banda. Junior ha infatti reclutato Burnham (Forest Whitaker), un bonaccione che conosce il prodotto, in quanto è il suo lavoro fornire panic room ai facoltosi clienti newyorkesi, e che è stato convinto a passare al lato oscuro per non precisati motivi economici (*), e Raoul (Dwight Yoakam), uno psicopatico che dovrebbe farsi carico della copertura tattica. Se il primo è necessario, ma evidentemente poco adeguato ad una azione rischiosa, il secondo è una mina vagante che non si sa come e quando possa esplodere.

I tre sono così male assortiti e incapaci che starebbero bene in un film tipo Mamma ho perso l'aereo, se non fosse che la storia ha un taglio drammatico. Probabilmente anche se non ci fossero stati altri contrattempi il risultato sarebbe stato catastrofico, ma a peggiorare la cosa c'è il fatto che la casa non è vuota. Succede infatti che una neo divorziata, Meg (Jodie Foster) decide di investire una parte della considerevole fetta di soldi che derivano dalla separazione del ricco ex (Patrick Bauchau) proprio in quella casa, pur essendo evidentemente fuori misura per lei e la sua odiosa figlioletta, Sarah (Kristen Stewart **), uniche anime destinate ad abitare un appartamento in cui potrebbero vivere comodamente una decina di persone, e con un valore che non riesco nemmeno ad immaginare.

Le cose vanno come ci si può aspettare, con la variazione che la regia è di David Fincher, e che è riuscito a strappare un budget notevole da spendere in effetti speciali del tutto inutili, ma con i quali si deve essere divertito parecchio.

Non c'è una morale vera e propria in questa storia. O almeno, non sono riuscito a vedercela. Magari qualcosa come i ricchi sono fuori di testa, ma sono così ricchi che possono permetterselo. E se non lo sei non ti conviene metterti in mezzo ai loro affari che finisci male. In particolare se sei una persona decente (***) e cerchi di comportarti nel modo meno sbagliato che ti riesce.

Curioso il finale in cui si svisa nell'horror con lo psicopatico che diventa quasi immortale, resistendo ad una serie di mazzate (°) che mandano a quel paese ogni pretesa di realismo della vicenda narrata.

(*) Invero, non sappiamo più del minimo indispensabile di tutti i personaggi. L'interesse dello sceneggiatore, David Koepp, specializzato in blockbuster come robe basate su romanzi di Dan Brown, è tutto sulla situazione.
(**) Ancora ragazzina, suo primo film importante.
(***) Penso a Burnham, delinquente riluttante.
(°) In senso figurato e letterale.

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