Tutti insieme appassionatamente

Credo sia uno dei primi film che io mi ricordi di aver visto, e infatti prima di questa seconda visione ne avevo una memoria piuttosto confusa. Julie Andrews che canta My favorite things è coperta da ascolti e visioni successive, e infatti me la ricordo in inglese (*), mentre potrei cantare in italiano la più infantile Do-re-mi senza troppi problemi, se non di intonazione.

Trattasi di musical, e in quanto tale non è che si possa andare troppo per il sottile con la verosimiglianza dei fatti trattati, anche se, scopro ora, la sceneggiatura è basata su una storia realmente accaduta. Per curiosità sono andato a leggermi due cosette sugli accadimenti della famiglia Trapp che hanno, come ci si può aspettare, solo una lontanissima somiglianza con quanto succede nel film.

Qui succede che Maria (Julie Andrews) è una sbadata novizia austriaca che un grande amore per le montagne e il canto, sommati ad una schiettezza paesana, portano spesso in conflitto con le attività conventuali e con le sorelle portate ad una più rigida osservanza della regola dell'ordine. Notevole, dati i tempi in cui è stata realizzata, la carrellata iniziale (**) che ci fa volare sulle Alpi prima di piombare sul pascolo di montagna in cui Maria, in piena estasi (***), canta in solitaria il primo numero dello spettacolo.

Facciamo poi la conoscenza della madre superiora (Peggy Wood) e delle suore che discutono, e ovviamente cantano, di quanto sia difficile il carattere di Maria. Mi è stato difficile discernere quali parti umoristiche siano volontarie e quali no. Sarà che queste sorelle devono essere state nell'immaginario di chi ha scritto cose come Sister Act (1992) ma soprattutto il ruolo de La Pinguina (Kathleen Freeman) ne i Blues brothers (1980 °), però a tratti sembra di assistere ad una auto-parodia del film.

La soluzione pilatesca della superiora è quella di mandare Maria nel mondo e vedere quel che succede. Viene così sparata a casa del vedovo von Trapp (Christopher Plummer), capitano di marina in congedo, a far da governante per la torma dei suoi figli, ben sette. E qui si capisce la scelta di Julie Andrews per il ruolo, e forse l'intera idea della produzione, dato che è il collegamento a Mary Poppins (1964) è automatico.

Pare che il von Trapp abbia sbarellato in seguito alla morte di sua moglie, anche se mi pare lecito supporre che non debba mai essere stato del tutto a posto. In effetti più che di una governante avrebbe avuto bisogno di un buon supporto psicologico. Essendo la storia ambientata sul finire degli anni trenta in Austria, sarebbe stato interessante se invece di Maria avesse incontrato Anna, nel senso di Freud, e questa lo avesse messo in contatto con l'ormai anziano padre Sigmund. Chissà cosa ne sarebbe venuto fuori.

La situazione è disastrosa, von Trapp pensa che la famiglia sia l'equipaggio della sua nave, e li chiama col fischietto. La maggiore, che è già sedicenne, inizia a sentire il richiamo della natura, e sembra sul punto di convolare con un poco affidabile postino. A complicare la faccenda c'è pure una splendida baronessa viennese (Eleanor Parker) misteriosamente innamorata del capofamiglia, che però nicchia, probabilmente perché non si sente all'altezza della situazione.

Fortuna che Maria ci mette un poco di zucchero e risveglia la passione canterina nella famiglia (°°). Al von Trapp basta sentire i suoi sette giovani virgulti vocalizzare per decidere di mettere in pensione il fischietto. A questo punto anche i più riottosi avranno capito che il capitano mollerà la baronessa per la novizia, cosa che in effetti avviene, nonostante che la nobildonna combatta degnamente la sua battaglia prima di arrendersi.

Qui potrebbe finire il film, tutti i numeri musicali sono stati fatti, la storia ha un suo svolgimento. Tutti vissero felici e contenti. E invece no. Hanno voluto metterci dentro anche i nazisti. Succede infatti che mentre i von Trapp se ne vanno a Parigi in luna di miele, Adolfo torna a casa portandosi dietro i suoi amichetti, annettendo l'Austria alla Germania. Al von Trapp i nazisti non piacciono proprio, e il sentimento sembra ricambiato, però il terzo reich ha anche bisogno di buoni capitani di marina, e così la sceneggiatura prevede che il von Trapp riceva un ordine di imbarco immediato. Il che, a ben vedere, è una idiozia. Chi è quel dittatore che metterebbe mai al comando di una nave un oppositore politico? Ma sorvoliamo, è un musical, eccetera eccetera. E dopotutto si tratta solo di una scusa per organizzare la fuga della famiglia in un modo che verrà ripreso ancora dai Blues brothers - scena dell'ultimo concerto.

Il film ai tempi ebbe un successo spaventoso che oggi non mi riesco a spiegare. Certo, brava la Andrews, ma la sceneggiatura spesso smarrisce ogni senso. Wise ha i suoi bei momenti, la produzione però sfiora, e a volte supera, il limite del ridicolo. Tra le canzoni ci sono cose molto belle, ma sono ripetute due, tre volte, complice anche la lunghezza immane della pellicola (quasi tre ore).

(*) Ai tempi la distribuzione italiana aveva tradotto anche le canzoni, così che MFT per noi era Le cose che piacciono a me, nella versione di Tina Centi. Brava, non c'è che dire, ma è un'altra cosa.
(**) Dopotutto la regia è firmata da Robert Wise, e in questa e alcune altre scene si vede. Mi ha ricordato quella apre il piano sequenza de Il segreto dei suoi occhi (2009) di Juan José Campanella. A dire il vero la connessione è esilissima, ma ogni occasione è buona per citare un bel film.
(***) Che al giorno d'oggi verrebbe da attribuire al consumo eccessivo di qualche sostanza vietata o severamente regolamentata dalla legge.
(°) Scritto da Dan Aykroyd e John Landis, ça va sans dire.
(°°) Il titolo originale è The sound of music.

2 commenti:

  1. Sì, è molto lungo (sono 2 film in uno) ma a quell'epoca usava spesso: Cleopatra, My Fair Lady, Ben Hur ecc
    E' comunque un gran film, che preferisco ascoltare in v. o.
    P.S. nel film MISSIONE TATA, Vin "spaccamontagne" Diesel in missione segretissima deve accettare di dirigere una recita scolastica di THE SOUND OF MUSIC, in cui un prof particolarmente bischero dopo aver preso una tremenda botta negli zebedei da Vin finirà col cantare la parte della madre badessa

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    1. Questa volta l'ho visto in inglese, della versione italiana ho ormai solo un debolissimo ricordo. In genere, quando posso, preferisco sentirmi le voci come erano state pensate dal regista. Tra le eccezioni cito Frankenstein Junior dove chi ha adattato l'inadattabile sceneggiatura originale ha fatto miracoli. Vale la pena di vedersi entrambe le versioni.
      Sì, è vero che le tre ore non erano stranissime a quei tempi, e pare che stiano tornando di moda, però qui non riesco a capirne la ragione. Il punto chiave di un musical sono le canzoni, e qui, arrivati a metà, tutti i numeri sono fatti. Poi ci sono solo bis.
      E' un film citatissimo, indice di quanto sia popolare. In un registro completamente diverso, ricordo Dancer in the dark, dove Selma (Björk) canta, quasi solo accenna, My favorite things nel finale.

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