I giorni del vino e delle rose

Blake Edwards è ricordato prevalentemente per le sue commedie, che del resto sono davvero efficaci, ma si è dedicato anche a temi drammatico-sentimentali con ottimi risultati. Il titolo che viene immediatamente in mente in questo caso è Colazione da Tiffany, con una indimenticabile Audrey Hepburn che strimpella amabilmente fuori sincrono Moon River dalla premiata coppia Henry Mancini - Johnny Mercier.

Ma l'anno successivo esce Days of Wine and Roses, anche qui con una canzone di Mancini-Mercier, non così memorabile ma che fu comunque anch'essa premiata con l'oscar. E le analogie non si fermano qua. Anche qui c'è una storia d'amore che finisce male, legata a temi sociali piuttosto tosti. E anche qui il cast ha protagonisti di tutto rispetto: Jack Lemmon e Lee Remick.

A sorpresa, in una parte piuttosto secondaria, c'è pure Jack Klugman, meglio noto (ahilui) come il dottor Quincy dei telefilm, in uno dei suoi pochi ruoli decenti sul grande schermo assieme a La parola ai giurati. Stranezza aggiuntiva, Klugman è un tipico attore televisivo e questi due film sono basati entrambi su un soggetto nato per la televisione.

La sceneggiatura ha in effetti delle debolezze, dovute anche al mutare dei tempi. In breve la storia è che Lemmon alza parecchio il gomito, praticamente per lavoro, fa il PR, il che a quei tempi negli USA voleva dire praticamente organizzare festicciole con donnine allegre. Vista la cronaca di questi giorni si direbbe che in Italia siamo indietro di mezzo secolo. Conosce la Remick, in quanto collega, si piacciono, si sposano, hanno una figlia. Problema è che diventano entrambi degli ubriaconi, rovinandosi la vita. Lemmon riesce a venirne fuori, lei forse no.

Le parti in cui ci viene fatto vedere lo squallore dell'ubriachezza e che illustrano il funzionamento dei gruppi degli alcolisti anonimi risultano noiosette - ma ai tempi deve essere stato impressionante per il pubblico.

Bizzarro, sempre in prospettiva, vedere come alla riunione degli alcolisti anonimi tutti fumino senza ritegno - la stanza è praticamente avvolta nella nebbia.

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