Se prendiamo sul serio il titolo (niente da dire sulla traduzione questa volta, essendo The King's speech in originale) gran parte del film sarebbe solo preparatorio alla scena madre, il primo discorso radiofonico di Giorgio VI in occasione dell'inizio della seconda guerra mondiale. Chiaramente nel film c'è molto di più.
La storia narrata si basa sulla vita di Giorgio VI, padre di Elisabetta II, e della sua relazione con il logopedista che lo aiutò ad affrontare il suo problema di balbuzie. Tema curioso, che è stato affrontato da David Seidler (sceneggiatura) per motivi personali. Avendo avuto un problema simile, è rimasto affascinato dalla vicenda del re.
Al successo del film ha contribuito l'ottima regia di Tom Hooper, reduce dal non eccelso Il maledetto United, e un cast all'altezza della situazione, in particolare i due protagonisti Colin Firth (bravissimo nel rendere il personaggio del re) e Geoffrey Rush (il logopedista). Anche la colonna sonora, con importanti spazi lasciati a Mozart e Beethoven, fa bene la sua parte.
Il tema fondamentale, checché ne dica il titolo, è il rapporto tra Firth e Rush, visto dal punto di vista di una vita complicata come può essere quella di un principe che avrebbe fatto volentieri a meno del suo titolo. Figuriamoci di quello di re. Però, quando viene costretto dalle circostanze ad assumere il ruolo, puramente simbolico del resto, di guida del Paese, lo fa nel migliore dei modi.
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