The Damned United, un film dannatamente inglese, buono, ma che avrebbe potuto essere anche molto meglio. L'idea del film era nata a Stephen Frears leggendo il libro omonimo di David Peace (edito in Italia dal Saggiatore), una biografia di Brian Clough, allenatore di calcio molto noto in Gran Bretagna, centrata sui 44 giorni in cui è stato allenatore del Leeds United, il maledetto del titolo.
Il problema del film è che Frears s'è allontanato dal progetto prima che si cominciasse a girare, causando la non semplice ricerca di un sostituto dell'ultima ora. Non è facile sostituire Frears in assoluto, figuriamoci in queste condizioni. La scelta è caduta su Tom Hooper, regista fino a quel momento prettamente televisivo. E' appena uscito un suo altro lavoro su grande schermo, The King's speech, che, dal poco che ho visto, sembra decisamente interessante. In questo caso, l'incolpevole Hooper si è trovato a saltare su di un treno in corsa di cui sapeva ben poco. Ha fatto del suo meglio, ma c'è qualcosa che manca, che lascia insoddisfatti. Verrebbe voglia di smontare tutto e rifarlo da capo. Il problema è che si tratta di una vaga inquietudine difficilmente definibile, deve essere più o meno la sensazione che ha spinto Frears a mollare la regia. La storia c'è, ed è anche interessante, ma non tutte le tessere del mosaico vanno al loro posto.
La sceneggiatura è di Peter Morgan, coinvolto nel progetto da Frears, con il quale aveva fatto l'ottimo lavoro di The Queen (La regina), e che sta vivendo un'ottima stagione sia come scrittore teatrale che di sceneggiature cinematografiche. Ha messo insieme le due attività nel caso di Frost/Nixon. Ha anche scritto la sceneggiatura de L'ultimo re di Scozia, lavoro non eccezionale ma molto noto.
Il protagonista, l'allenatore Clough, è interpretato da Michael Sheen, che è stato un convincente Blair in The Queen e Frost in Frost/Nixon.
Un team affiatato, dunque. Un vero peccato che Frears non sia riuscito a sbrogliare la matassa.
Il nocciolo della storia è che Clough è un allenatore capace, ambizioso, che tende ad avere uscite estemporanee. E che odia il Leeds United e il loro modo di giocare. Colmo dei colmi, gli viene offerta proprio la panchina di quella squadra, dato che il suo arcirivale, Don Revie (interpretato da Colm Meaney) viene chiamato ad allenare la nazionale.
Il suo collaboratore Peter Taylor (Timothy Spall, noto caratterista inglese, Wormtail in Harry Potter) cerca di dissuaderlo dall'accettare, ma senza successo - i due litigano e prendono direzioni opposte.
Come si può intuire, c'è molta carne al fuoco: il mondo calcistico inglese, e quello del calcio in generale; la difficoltà di fare la scelta "giusta", e come fare a dire che una scelta è giusta o no; il valore dell'amicizia, eccetera eccetera.
Credo che sia il problema che si incontra quando si vuole fare un film partendo dalla realtà. La vita reale è molto complessa, un film non lo può essere più di tanto, perché deve dare qualcosa di soddisfacente al pubblico in poco tempo. Risuscire a trovare il bilanciamento corretto non è semplice, alla coppia Frears - Morgan questo è riuscito ottimamente in The Queen. Qui il risultato, pur sempre di buon livello, è un gradino sotto.
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