Unknown - Senza identità

Un tale (Liam Neeson) arriva in una freddolosa Berlino invernale in compagnia della splendida moglie (January Jones) per partecipare ad un convegno. Nel prendere il taxi dimentica la ventiquattrore, arrivato all'albergo se ne accorge, prende un altro taxi per tornare in aeroporto. Sfortunatamente, finisce invece nella gelida Spree e ne viene ripescato più morto che vivo dalla altrettanto splendida tassista abusiva (Diane Kruger).

Si risveglia dopo qualche giorno per scoprire di aver perso tutto. Non ricorda molto del suo passato e quel poco che ricorda cozza violentemente con la realtà dei fatti. Al convegno, al posto suo, c'è un tizio che manco gli somiglia, ma che la moglie è convinta sia lui. Roba da diventar matti.

Difficile andare avanti a raccontar la storia senza rovinare la prima visione altrui e allora, con grande fatica, mi trattengo, ma non prima di accennare che si tratta di un thriller, il tizio non ha perso il ben della ragione (tutt'altro, verrebbe da dire) e che verrà aiutato a venir fuori dal ginepraio in cui è finito dalla tassista e da un simpatico anziano investigatore che prima lavorava per la Stasi (niente meno che Bruno Ganz).

Buona la regia (del catalano Jaume Collet-Serra) di cui ho apprezzato anche l'immancabile scena di inseguimento automobilistico, che mi ha ricordato a tratti il buon vecchio Frankenheimer. La sceneggiatura mostra qualche debolezza, ad esempio quando fa ricorso a cellulari che troppo spesso non prendono la linea (a Berlino?), e costringe una possente organizzazione ad essere troppo disorganizzata. Innumerevoli i riferimenti ad altri film, come è quasi necessario quando si fa un film di genere come questo. L'individuo che finisce in un meccanismo che non comprende non può che far pensare ad Hitchcock. Altri film che gli stanno bene vicino sono Frantic e la serie di Bourne. Lo spettatore più fantascientifico potrebbe avvicinare questa storia a Total recall.

Ottimo il summenzionato cast (soprattutto i ruoli maschili), a cui vanno aggiunti anche Sebastian Koch e Frank Langella, qui in particine, che però hanno qualche buon momento.

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