Aliens - scontro finale

Strano pensare come negli anni ottanta una major come la Twentieth Century Fox ci stesse a pensare e ripensare prima di dare l'OK a un sequel, accettando solo dopo aver verificato che James Cameron (regia e storia originale) fosse capace di far incassare cifre mirabolanti con Terminator.

Pare anche che Sigourney Weaver fosse ritenuta troppo esosa (avrebbe chiesto un milioncino tondo tondo) e che si pensasse risolvere il problema riscrivendo la sceneggiatura per fare a meno di lei. Tra gli attori maschili al contorno, si nota Michael Biehn, già in Terminator, e Paul Reiser, completamente fuori parte (lui, comico, a fare il perfido dipendente della gigantesca multinazionale che aleggia dietro alla storia, ci quaglia poco).

In pratica, questo episodio inizia dove Alien era finito. Il capitano in terza, e unica sopravvissuta, della Nostromo viene ripescata dalla sua scialuppa e risvegliata. La sua azienda non è molto contenta di come ha gestito la faccenda, e in effetti li si può capire, un'astronave come quella sarà costata (o forse dovrei dire "costerà") una fortuna, e dopotutto farla esplodere non sembra un'idea geniale. La sua spiegazione (un mostruoso alieno ci stava mangiando) sembra una di quelle scuse che si davano a scuola per giustificare la propria pigrizia (il cane mi ha mangiato il quaderno dei compiti).

Però il pianeta su cui gli Alien si sono installati è stato scelto, con scarsa lungimiranza, per essere terraformato, e una piccola colonia umana vi si è insediata. Che fine abbia fatto il radiofaro che segnalava di stare alla larga (e che era stato male interpretato come una richiesta di aiuto, o viceversa, nel primo film) non è chiaro. Anzi, si tace bellamente il punto. Inoltre, per dare tempo alla terraformazione di agire, si sposta la vicenda avanti di un buon mezzo secolo, ottenendo come effetto collaterale la morte per vecchiaia della figlia di Ripley, che per lei è ancora una bimbetta undicenne. Bizzarrie dei viaggi spaziali.

In un baleno gli Alien si mangiano (anzi, peggio) i terrestri, che non hanno nemmeno tempo di comunicare il problema a nessuno. Per inciso, nell'universo di Alien le comunicazioni fanno davvero schifo. Per risolvere il mistero della base terrestre silenziosa viene mandato una squadra di marines sullo sperduto pianeta. Una dozzina di persone. Ma santo cielo, non potevano mandarne un centinaio? Con quello che deve costare un viaggio interstellare stanno a fare i micragnosi con i militari? In compenso invitano Ripley a partecipare come esperta in materia. Lei, malvolentieri, accetta, ma avrebbe anche potuto stare a casa, tanto nessuno se la fila.

Gli Alien sono di bocca buona, e si pappano pure i marines, senza fare tanto gli schifiltosi. Ma Ripley è più tosta di loro.

L'aspetto horror viene messo in secondo piano, e maggior attenzione viene data alla parte militare. Sembra quasi di assistere ad una trasposizione fantascientifica di un film sul Vietnam, grande incubo americano che ha faticato a trovare una sua via esplicita al cinema. Per intenderci, Apocalipse now è dello stesso anno di Alien, e Platoon è successivo, sia pure di pochi mesi, ad Aliens. I militari vengono presentati come macchiette, la colpa viene scaricata sulla perfida corporation che ha male organizzato il tutto, il nemico è visto come un mostro e, a ben vedere, Ripley si comporta in modo idiota, oltre che esageratamente violento. Saremmo dunque a un livello elaborativo molto grossolano. Meglio sarebbe stato se Cameron avesse avuto modo di fare un piccolo salto temporale in avanti, guardarsi Good morning, Vietnam, tornare indietro e riscrivere la storia.

Una seconda trama riguarda il formarsi di una famiglia. Ripley riversa la sua maternità (molto mascolina, invero) sulla bimba unica superstite della colonia, a cui fa da padre un po' l'unico marine superstite, un po' l'umano sintetico (o meglio, una sua parte, quella metà superiore). Pare che secondo Cameron sia la madre al centro della famiglia, ma una madre molto mascolina. Forse l'idea è di una Ripley contemporaneamente madre e padre, in modo da risolvere così i conflitti tra i due diversi poli. O esacerbandoli.

2 commenti:

  1. ancora adesso (sono passati 25 anni!!!) quando aspetto un ascensore NON POSSO FARE A MENO di ricordare Ripley che aspetta il suo ascensore per fuggire

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    1. Non mi lamenterò più della assurda lentezza dell'ascensore aziendale :D

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