Detachment - Il distacco

Il distacco è l'atteggiamento che il protagonista (Adrien Brody) mantiene nei confronti di chiunque. Un po' come in Shame anche lui si comporta così per difendersi dal ricordo di una infanzia infelice, ma in questo caso non usa una qualche dipendenza per affogare il male di vivere, bensì si dedica ad una causa persa: insegnare.

Già, perché la tesi della sceneggiatura (Carl Lund) è che insegnare alle superiori nella scuola pubblica americana è una nobile attività destinata al fallimento. La mancanza di fondi, di credibilità, di interesse da parte di studenti, genitori, dalla società stessa, finisce per scoraggiare anche quegli insegnanti che vorrebbero almeno provarci. Vediamo la preside (Marcia Gay Harden) che viene fatta fuori dall'amministrazione, perché non in linea con le moderne direttive (che vedono le scuole come un sistema produttivo finalizzato alla valorizzazione economica della zona), insegnanti che reggono a fatica la pressione di un ambiente percepito come ostile (tra i molti, c'è anche una sorprendente Lucy Liu), e rari insegnanti che usano un loro approccio molto personale alla faccenda (James Caan che mi fa sempre piacere incontrare a sorpresa in qualche pellicola).

La critica all'approccio americano all'insegnamento resta sullo sfondo, mentre seguiamo la vicenda del nostro uomo, che vuole fare qualcosa, ma senza immischiarsi troppo. Insegna sì, e si dimostra capace, ma solo come supplente. Non se la sente di prendersi la responsabilità di essere un insegnante permanente. Stabilisce un rapporto efficace con gli alunni, che alla fine gli riconosceranno il valore del suo lavoro, ma non riesce a entrare in relazione con quella che avrebbe avuto più bisogno di aiuto.

Stesso atteggiamento titubante nei confronti del nonno, unico legame familiare che gli è restato. È in un ricovero, probabilmente con l'Alzheimer, certamente con poco da vivere. Da un lato lo visita costantemente, dall'altro si comporta rudemente quando un'infermiera lo chiama per avere il suo supporto. Scopriremo poi che è proprio il nonno all'origine del suo problema.

Terzo fronte, incontra una giovanissima prostituta (Sami Gayle) già all'ultimo stadio. La aiuta, riesce a tirarla via dalla strada, ma anche con lei cerca comunque di mantenere un distacco.

Il finale sembra catastrofico, l'insegnante chiude tutte le relazioni, per mantenere il suo distacco, ma una studente riesce a fargli capire che il suo comportamento lo rende una non-persona che occupa un non-posto. Un insegnante senza faccia in un'aula vuota. Forse si salverà.

La regia (Tony Kaye) mescola un approccio documentaristico, con un taglio alla film verità (La classe di Cantet non è lontana) e con inserti animati che alleggeriscono la trattazione.

2 commenti:

  1. Quanto avrei voluto vederlo al cinema, ma ahimé non è arrivato nel mio paese. :(

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    1. Secondo My movies è fuori in non tantissime sale ma (quasi) in tutta Italia.

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