A royal weekend

In originale il titolo è Hyde Park on Hudson. Per che motivo non lo si sia tradotto "Un weekend reale", se proprio era questo che si voleva fare (con lo scopo di lanciarlo come seguito di Il discorso del re, immagino), e si sia invece preferito usare la sua versione inglese è un mistero che è al di là delle mie capacità di comprensione.

Come non riesco a capire come sia riuscito lo sceneggiatore, Richard Nelson, nella improba fatica di prendere una serie di personaggi interessanti, un momento storico estremamente delicato, e riuscirne ad estrarne una storia così fiacca. Incolpevole, direi, il regista Roger Michell, anche se non si può dire che brilli.

Si narra del primo viaggio dei regnanti inglesi nella ex-colonia ribelle, già divenuta più potente della ex-madrepatria. Siamo sull'orlo di quella catastrofe più comunemente nota come seconda guerra mondiale, e Giorgio VI, amichevolmente noto come Bertie (Samuel West) e accompagnato da Elisabetta (Olivia Colman), non esita a mettere in soffitta il dinastico amor proprio per chiedere aiuto ai cugini di oltre oceano.

Come ci si può aspettare da una produzione americana, il racconto segue prevalentemente dal loro punto di vista, ovvero quello di Franklin D. Roosevelt (Bill Murray), presidente americano, o meglio quello di Daisy (Laura Linney) sua cugina di quinto (o sesto) grado.

FDR è un personaggio di cui si può dire tutto e il contrario di tutto, riuscendo in ogni caso a non andare troppo lontano dal vero. Sarebbe quindi bastato concentrarsi sulla sua controversa figura e il suo strano modo di relazionarsi a Giorgio VI, un misto di paternalismo, amicizia, contrapposizione al limite dell'offesa gratuita, per ottenere un racconto interessante, anche perché in un ruolo del genere Murray non poteva che dare del suo meglio.

Si è scelto invece di contrapporre al fatto storico uno più privato, la relazione tra FDR e le donne, in particolare la madre, la moglie (Olivia Williams), la segretaria-amante, e Daisy, quale cugina-amante. Curiosamente, però, il personaggio di Daisy, che diventa a tutti gli effetti protagonista narratrice, fa qui la figura della bella statuina. Poco dice, poco fa, sembra semplicemente seguire la corrente. Cosa che, fra l'altro, oltre a rallentare l'azione, non sembra nemmeno corrispondere alla realtà dei fatti.

La parte interessante del film, almeno a mio parere, rimane quella sullo studio del carattere dei reali inglesi, e sulla loro difficile relazione con il presidente americano. Bene viene mostrato come la difficoltà di comunicare tra due parti così diverse rischiò di far naufragare un amicizia che era oltretutto l'unica scelta razionale in quel contesto.

6 commenti:

  1. Non mi aspettavo il seguito de "Il discorso del re", ma nemmeno questo... questo... non so come definire questo piattume! Simpatiche le scene con Giorgio VI, ma è un film che tutto il mondo avrebbe fatto volentieri a meno.

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    1. Incredibile, vero? Buon cast, materiale interessante, l'aggancio ad un film uscito da poco che ha fatto un gran successo ... eppure il risultato lascia perplessi.

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  2. fu un incontro difficile quello del 1939
    i reali britannici non venivano in forma ufficiale (nel qual caso sarebbero stati ricevuti a Washington con tutto il contorno protocollare) e FDR non poteva impegnarsi più di tanto, perché l'opinione pubblica americana era neutralista
    la faccenda degli hot-dog (che nel film viene illustrata a dovere) rischiò di mandare tutto in vacca, ma alla fine il buon senso prevalse

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    1. Un momento cruciale della nostra storia. Molti aspetti interessanti che avrebbero potuto essere studiati meglio. Non capisco come siano riusciti a tirarne fuori un film così fiacco.

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  3. non l'ho visto, ma mi sa che non mi sono persa un granché....

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    1. Nonostante che non credo lo si possa definire un brutto film, non saprei come darti torto.

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