Cagliostro

E poi mi lamento dei titoli italiani che i distributori affibbiano oggigiorno ai film stranieri.

La sceneggiatura è basata alla lontana su Joseph Balsamo, romanzo storico di Alexandre Dumas padre che parte dalla figura storica di Giuseppe Balsamo, più noto come Alessandro conte di Cagliostro (titolo inventato), e la trasfigura in un motore rivoluzionario che contribuirà al crollo dell'assolutismo francese. Se da noi Cagliostro è tuttora un nome noto, oltreoceano deve essere un emerito sconosciuto, per cui la produzione americana ha puntato su un titolo più pulp, Black magic. Gli italiani hanno invece preferito inizialmente un indifendibile e inesplicabile Gli spadaccini della Serenissima, per poi ripiegare sul titolo con cui è più noto al giorno d'oggi.

La sceneggiatura di Charles Bennett, che pure ha scritto cose come L'uomo che sapeva troppo, è inqualificabile. Per aggiungere danno alla beffa, viene presentata come se Alexandre Dumas padre raccontasse la storia che noi vediamo al suo omonimo figlio (interpretato da Raymond Burr), facendo sì che metta letteralmente la sua firma sul "The end" che conclude la narrazione.

Dopo il quadretto iniziale con i due Alexandre, ci viene proposta una lacrimevole quanto campata per aria versione dell'infanzia del Balsamo, che sarebbe stato uno zingarello costretto ad assistere all'ingiusta impiccagione dei suoi genitori da parte del crudele visconte di cui si vendicherà nel proseguio della storia.

Passano gli anni, e il piccolo Giuseppe s'è incredibilmente trasformato in un omone (Orson Welles) dotato di un tal magentismo animale da attirare l'attenzione del dottor Mesmer (Charles Goldner), precursore degli studi freudiani sull'inconscio, che gli spiega quel che sa sull'argomento, sperando di coinvolgerlo nei suoi studi. Ma Balsamo ha ben altri obiettivi. Scoperta la sua potenza, cambia nome in Cagliostro, e si crea un aura misteriosa di guaritore. Con la compagnia di Gitano (Akim Tamiroff) e Zoraida (Valentina Cortese), gira l'Europa e fa fortuna, finché gli capita di passare per la Francia e di imbattersi nuovamente nel già noto visconte, che nel frattempo sta elaborando un complicato piano per far cadere in disgrazia niente meno che Maria Antonietta (Nancy Guild), non ancora regina, approfittando di tale Lorenza che le è estremamente simile.

L'idea di Cagliostro sarebbe quella di vendicarsi del perfido visconte, ma come vede Lorenza si innamora di lei, e decide perciò di attuare un piano ancor più complicato di quello del visconte, che dovrebbe addirittura portare lui e Lorenza sul trono di Francia. Se la trama non fosse già fin troppo complicata, aggiungiamoci che Lorenza è innamorata, ricambiata, del capitano delle guardie della regina.

Sarà il buon dottore (nel senso di Mesmer) ad impedire che il luciferino piano di Cagliostro abbia successo, rimettendoci però la pelle (forse, viene abbandonato dalla sceneggiatura con un proiettile in corpo ma ancora in vita).

Scontro finale sui tetti di una chiesa (memoria de Notre-Dame de Paris o di Metropolis?), con il bene che trionfa.

Se non fosse per la presenza scenica di Orson Welles, il risultato sarebbe disdicevole. Belli però i costumi d'epoca, vedasi in particolare la scena del ricevimento, a parte la curiosa mise di Cagliostro proprio in quella occasione, una specie di tenuta da gerarca fascista completa di fez coloniale, adornata da simboli dorati che vorrebbero essere esoterici.

2 commenti:

  1. "Gli spadaccini della Serenissima": anche all'epoca aveva la pessima abitudine di dare titoli a casaccio! :)

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    1. Anche perché Venezia non ha nulla a che fare con l'azione.
      Tra l'altro, agganci tra il Balsamo e Venezia se ne sarebbero potuti fare, visto che nella sua travagliata vita è passato dalla laguna, e poi ha pure conosciuto il Casanova. Ma in questo film non ce n'è traccia.

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