L'uomo che sapeva troppo

Regia impeccabile di Alfred Hitchcock per una sceneggiatura scritta al volo da John Michael Hayes, basata sull'originale di venti anni prima diretto dallo stesso Hitch, che ha pure fornito una serie di spunti ad Hayes per aggiornare la storia. Mentre la troupe era in tra il Marocco e Londra, Heyes spediva le pagine completate via posta aerea. Dovrebbe bastare questo dettaglio inquietante per spiegare come mai ci siano dei dettagli poco chiari (ad essere gentili) nello svolgimento.

Le finte riprese in esterno fanno rabbrividire, ma mezzo secolo fa erano cosa normale. Doris Day, che era detta la fidanzata d'America, per il suo ruolo tipico nelle innumerevoli commedie rosa di cui era protagonista, non è il primo nome che viene in mente pensando alle protagoniste hitchcockiane. Direi che questo è il suo film migliore, ma forse non è stata la miglior scelta per questo film, anche se fortemente voluta dal regista, e ampiamente giustificata per le sue capacità canore, la sentiamo infatti cantare alcune canzonette, tra cui Que sera sera, che diventerà estremamente nota.

Per il resto si tratta di un film eccezionale, a partire dalla sequenza dei titoli di testa, che questa volta mostrano una piccola orchestra che esegue la musica stessa. Idea geniale di per sé, ma che si integra bene al tema molto musicale del film.

Lui è James Stewart, medico di provincia sposato ad una ex-attrice, la Day, ancora famosa. I due sono in viaggio in Europa con puntata in Marocco, approfittando di un convegno medico a Parigi, e si sono portati dietro pure il terribile figlio, che fa cose come strappare di faccia il velo a donne musulmane, invitare un francese a casa loro, per mangiare le lumache che infestano il giardino, e ridicolizzare un gruppo di donne che al mercato lavorano con macchine da cucire. Magnanimamente, una coppia inglese rapisce questo teppista, ma i genitori, invece di festeggiare, fanno di tutto per riaverlo indietro.

Il fatto è che per un clamoroso equivoco Jimmy Steward si trova incastrato in un intrigo internazionale, come capiterà pochi anni dopo anche a Cary Grant. Steward non si fida di nessuno, tranne della moglie, e i due riusciranno ad avere la meglio di una tra le cellule terroristiche peggio congegnate che la storia del cinema ricordi.

Il colore principale della pellicola è giallo-thriller, ma è pervaso da una venatura comica, tipicamente inglese, che ho trovato essere più marcata del solito. Succedono cose assurde, come quando Lui interpreta male un indizio, e invece di raggiungere la sede dei cattivi finisce in uno studio tassodermista (che sarebbe poi come dire imbalsamatore), e si trova a lottare con tutto il personale, riuscendo a fuggire perché i suoi avversari sono più preoccupati dal salvare gli animali impagliati da quel pazzo scatenato che altro.

Sul lato musicale, mitica la sequenza di una decina di minuti all'Albert Hall (rifatto in studio) dove a parlare è solo la cantata Storm cloud scritta espressamente da Arthur Benjamin per la prima versione del film, e utilizzata anche in questo remake. È una sequenza che interessante anche dal punto di vista della tensione, la Day capisce la trama dei cattivi, e pure della comicità, visto che la parte principale è qui tenuta dal suonatore di piatti, che ha una sola nota da eseguire in tutta la cantata, e vediamo il suo spartito, tutto bianco ad eccezione dell'ultima riga.

Come quasi sempre accade nei film di Hitchcock, anche in questo il regista fa una breve apparizione, qui lo vediamo al mercato di Marrakesh (di spalle, ma ben riconoscibile). Più notevole il ruolo assegnato a Bernard Herrmann, fido compositore di molte colonne sonore hitchockiane (e molto altro), che interpreta se stesso nella sopra citata scena all'Albert Hall - da notare che il suo nome è anche sui manifesti.

2 commenti:

  1. A parte la curiosità per l'originale, a parte che tutti dovrebbero vederlo una volta nella vita, ogni volta che citerete il titolo mi permetterò di ridere, pensando a Lillo e Greg e L'uomo che non capiva troppo.

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    1. E' la prima volta che sento la versione lillogregghiana, ma solo a pensarci mi vien da ridere :D

      Ho invece in programma di rivedere L'uomo che sapeva troppo poco, con Bill Murray, anche se il titolo è la cosa migliore di tutta la pellicola.

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