Recuperato in seguito alla lettura della recensione di Anna Nihil e relativa scoperta di non ricordarmi come andava a finire.
Finisce bene, chiaramente, come tutte le commedie romantiche che si rispettino. E che commedia, co-sceneggiata da Billy Wilder (ancora giovane) e diretta da Ernst Lubitsch (nel suo ultimo decennio), ci fa girare tra Parigi (tutto il primo tempo), Mosca, per finire addirittura a Costantinopoli, senza mai uscire dagli studi MGM.
Protagonista assoluta Greta Garbo, alla sua prima e penultima commedia, nel ruolo di un commissario sovietico in trasferta a Parigi. A farle da spalla Melvyn Douglas, improbabile squattrinato conte francese, ridottosi a fare il gigolò. Cameo per l'inquietante Bela Lugosi, capo della Garbo.
La storia è quella dei due protagonisti, ingabbiati in due diversi mondi, che si innamorano e finiscono per mandare a quel paese le rispettive impostazioni culturali per crearsi una nuova vita.
La Garbo, inizialmente iper-razionalista, finirà per apprezzare anche quello che non si può misurare. Douglas, a sua volta, scoprirà con sua gran sorpresa che è anche capace di fare qualcosa, e che c'è un piacere anche in quello.
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