Punto forte del film è Andy Serkis che interpreta e canta con gran gusto nella parte dell'eccessivo e molto espressivo Ian Dury. La sceneggiatura (di Paul Viragh) non mi ha completamente convinto, avendo bellamente riscritto parti della vita del protagonista, facendo scomparire la madre e cancellando tutto il periodo di formazione scolastica del giovane Ian, cosa che rende inspiegabile la ricchezza linguistica dei testi delle sue canzoni. Pure la regia (Mat Whitecross) mi pare altalenante, scarsa quando vuole proporre una impostazione stilistica, ottima quando si limita a seguire quello che succede in scena. Dopotutto, a quanto vedo, le cose migliori di Whitecross sono nel documentaristico. Così finiscono per spiccare le scene con Serkis/Dury al lavoro, sul palco, o durante le prove.
Mi è dunque parso meno riuscito di Control, anche se alcune scene (la nascita della canzone omonima, Spasticus Autisticus cantata sul palco) sono memorabili. Da notare la presenza nel cast di Olivia Williams, prima moglie, e Toby Jones, terribile assistente dell'istituto per poliomielitici che ha segnato l'infanzia di Dury.
In teoria sarebbe potuto venir fuori un film molto interessante, ma così come è stato sviluppato direi che dovrebbe risultare appetibile in primo luogo a chi interessi vedere una rievocazione fantasiosa della vita e delle opere del protagonista.
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