O meglio We need to talk about Kevin (dobbiamo parlare di Kevin). Come e perché sia venuto in mente la variazione insensata del titolo italiano è uno di quei misteri che credo insolubili.
La sceneggiatura mi sembra che segua lo schema di un tipico film horror, come ad esempio Orphan, con un ragazzino terribile che però è tale solo per qualcuno, almeno fino a quando con compie l'efferato Atto Estremo.
Lo sviluppo però è molto più complicato, grazie anche alla regia (Lynne Ramsay) che dissemina di indizi il racconto, lasciando che sia lo spettatore a capire quello che vuole.
Una struttura così deve necessariamente appoggiarsi ad un buon cast, risolto con Tilda Swinton (la madre), John C. Reilly (padre svagato quando non totalmente assente) ed Ezra Miller (il terribile ragazzetto).
Da notare che tra i produttori, oltre alla Ramsay e alla Swinton, c'è anche Steven Soderbergh.
La struttura narrativa del film è caotica, mi ci sono voluti parecchi minuti per capire cosa diamine stesse accadendo. Si salta allegramente tra un passato remoto, prima del concepimento di Kevin, al presente storico, due anni dopo l'Atto Estremo, e avanti-indietro per i diciotto anni che sono compresi tra questi limiti. Ma è bene che sia così, sia perché è specchio del caos interiore della protagonista, sia perché altrimenti la pellicola non reggerebbe per il tempo che è necessario a raccontare i fatti. Sarebbe di una noia pazzesca, o andrebbe sforbiciato a fondo per non far addormentare lo spettatore.
Conviene notare inoltre che si segue la prospettiva della madre, che sappiamo sin dall'inizio non essere propriamente in sé. E dunque possiamo aspettarci che quello che vediamo non sia esattamente la verità, ma piuttosto la versione di una fonte non troppo attendibile. Un bravo spettatore dovrebbe comunque essere capace di dedurre fatti anche da semplici accenni, o da battute che sembrano buttate lì per caso, ma che nell'economia complessiva del testo hanno il loro peso.
Bizzarra colonna sonora, infarcita di canzonette allegre (Everyday di Buddy Holly, ad esempio) che, per quanto strano possa sembrare, mi sono sembrate molto azzeccate.
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