Codice: Genesi

Nonostante il titolo italiano, non è un film alla Dan Brown (anche se un suo libro appare per un momento in una scena). Piuttosto andrebbe confrontato con i post-apocalittici alla Io sono leggenda o Mad Max, in particolare il terzo episodio, dove lo straniero arriva in città e scompiglia le carte di chi la domina; e questo ci porta necessariamente allo spaghetti western, del resto citato obliquamente da un cattivo che fischietta allegramente il tema da C'era una volta in America. Vero che quello è un film di gangster del proibizionismo che poco ha a che fare con la vicenda corrente, ma l'accoppiata Sergio Leone - Ennio Morricone non può che rimandare nella giusta direzione. Altre influenze che mi pare di rilevare nell'opera dei registi (i fratelli Hughes) e dello sceneggiatore (Gary Whitta) sono Takeshi Kitano (Zatoichi, ad esempio, con un riferimento al protagonista che ha (?) un handicap che finisce per essere un vantaggio) e il solito Quentin Tarantino.

A mio gusto, la regia indulge eccessivamente in belle immagini che ricordano tavole di graphic novel ma che non aggiungono molto alla narrazione, anzi finiscono per essere indisponenti nel loro dire "guarda quanto siamo bravi". La sceneggiatura, come accennato sopra, segue i binari del genere, non spiega alcuni particolari che dovrebbero essere fondamentali, risultando in fin dei conti poco convincente.

In pratica si narra la storia di un tizio (Denzel Washington) che decide di essere in missione per conto di Dio, ma invece di essere un amante della musica blues preferisce Johnny Cash, inoltre Dio gli complica le cose chiedendogli di attraversare gli Stati Uniti a piedi, dopo che una guerra nucleare ha distrutto il Paese. La missione consiste nel portare una Bibbia a San Francisco. Lo seguiamo da quando è ormai vicino alla meta, dopo trent'anni di vagabondaggio. Facendo conto che sia partito da New York, sono circa cinquemila chilometri, dunque ha tenuto una media di centocinquanta chilometri all'anno, mezzo chilometro al giorno. Eppure viaggia con passo spedito, deve avere un pessimo senso dell'orientamento. Un altro problema è dato dalla scomparsa di ogni forma di autorità diffusa sul territorio, condizione classica dei film post-catastrofisti ma che rende inspiegabile il presupposto del film, secondo cui ogni libro religioso (e pare pure ogni luogo di culto) sia stato distrutto dopo la guerra, che sarebbe stata causata, per l'appunto, da questioni di fede. Già, perché, se non esiste più una autorità centrale, chi può aver mai dato quell'ordine? E chi può avere mai avuto l'interesse di eseguirlo, vista la situazione e i problemi più immediati che un superstite dovrebbe avere?

Ma questo è niente. Lo straniero arriva in città, va nel negozio per ricaricare le batterie del suo iPod, il che ci da modo di vedere all'opera Tom Waits in una simpatica particina, e, come ci si può aspettare, si mette nei guai con i cattivi locali che dominano il posto. Ne ammazza in quantità, e risveglia l'interesse del supercattivo locale (Gary Oldman) che è alla ricerca, per l'appunto, di una Bibbia, pensando di poterla usare per aumentare il suo seguito, ma ha anche bisogno di gente sveglia al suo seguito. Tra i suoi uomini sembra esserci solo uno sveglio, Ray Stevenson, quello che fischietta Morricone, e un assassino acculturato come Washington gli farebbe comodo. Cerca di convincerlo in vari modi, tra cui anche offrendogli in grazioso prestito la sua concubina (Jennifer Beals) e la di lei figlia (Mila Kunis). Niente da fare, è irremovibile. Passa la notte in città e il giorno dopo riparte, dopo aver ammazzato un'altra vagonata di pistoleri e persino ferito alla gamba Oldman.

La storia procede con altre vicende tra cui l'incontro con i due potteriani Frances de la Tour e Michael Gambon in un intermezzo in bilico tra Arsenico e vecchi merletti e Bonnie e Clyde, fino a giungere ad un finale aperto con Malcolm McDowell nei panni di un bibliotecario che è riuscito a conquistare Alcatraz, riadattarla ai suoi scopi, e dotarla di un servizio di sicurezza che gli permetterebbe di conquistare il mondo, per come abbiamo visto che è ridotto.

Storia improbabile, che non spiega molte cose, non riusciamo nemmeno a capire per certo se il protagonista ha o non ha un certo handicap, il che rende spiegabili o inspiegabili alcuni fatti a seconda di come la si pensi. Sostenuta da un buon cast, e anche da una regia tutto sommato piacevole, anche se non mi fa fare salti di gioia.

2 commenti:

  1. Non dovresti citare tutta quella roba all'inizio del post, pare di essere davanti ad un capolavoro, mentre l'unica idea che funziona è quella del libro, rivelato nella parte finale, l'unica da rivedere.

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    1. Sì, ma dopotutto la prima citazione è per Dan Brown :D

      L'idea della biblioteca post-apocalittica, ora che mi ci fai pensare, mi porta per affinità a L'uomo del giorno dopo (The postman in originale) di Costner. Come rimando forse andava meglio.

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