La rivincita delle bionde

Primo lungometraggio di Robert Luketic, che riesce a far quadrare una sceneggiatura simpatica ma sbilenca grazie alla bella prestazione Reese Witherspoon nei panni di una bionda oca per spinta ambientale e non per carenza di materia grigia. Il resto del cast non si fa notare, se non per la curiosità di vedere Raquel Welch in un cameo e Jennifer Coolidge in una particina secondaria ma con un suo perché.

Già il nome della protagonista, Elle, spiega molto. L'azione inizia che lei è il fulcro della sezione femminile della sua scuola, sono tutte in trepidazione per lei, visto che sono praticamente certe che il suo fidanzato sia sul punto di farle la proposta di matrimonio. Errore colossale, lui è invece sul punto di mollarla. Sta infatti per iniziare l'università ad Harvard, e ha pianificato il suo futuro, una laurea in legge, carriera politica, per diventare senatore a trent'anni. Ma lei in questo quadro non ci sta, è una Marilyn, e non una Jackie, per come la vede lui.

Dopo un primo momento di sconcerto, Elle passa al piano B. Grazie alla sua bellezza, ricchezza, testardaggine, e anche al fatto che non è l'oca che sembra, lei riesce a guadagnarsi l'accesso ad Harvard - da cui il titolo originale, Legally blonde. Ma essere ammessi è solo il primo passo, Elle è un pesce fuor d'acqua in quell'ambiente, e rischierebbe di sparire in un baleno, se non riuscisse a fare un paio di amicizie, un misterioso ragazzotto che sembra sapere molto dell'università, e una estetista sull'orlo della disperazione (la Coolidge) con cui fa amicizia.

Anche il piano B fallisce miseramente, visto che l'ex fidanzato non sembra essere particolarmente interessato dagli sforzi di lei, ma si passa al piano C, Elle vuole dimostrare, a questo punto a sé stessa, di poter diventare un avvocato. Si impegna a tal punto che viene selezionata, assieme al suo ex, e la di lui nuova fidanzata per supportare un loro professore in un bizzarro caso di omicidio. Va bene mirare al risparmio, ma prendere matricole per lavorare ad un processo con una alta rilevanza mediatica mi pare eccessivo. In ogni caso, in questo caso la scelta si rivela azzeccata, perché alcuni dettagli modaioli/cosmetici/alta società del caso rendono Elle la persona giusta nel posto giusto.

Al punto che il professore le propone di entrare nel suo studio. Sì, però anche per motivi non solo legati alla sue capacità professionali. Questo è davvero troppo per la povera (si fa per dire, gira in Porsche) Elle, che decide di tornarsene in California (che sarebbe il piano D, a questo punto).

Ci sono un altro paio di colpi di scena, fino al gran finale in cui Elle trionfa.

Con una sceneggiatura del genere, il rischio che Elle, bella e ricca da far paura, risulti antipatica è alto, ma attrice e regista lo schivano agevolmente. Sarebbe stato però davvero difficile arrivare fino alla fine senza cadute, e in effetti non succede. La sottotrama dell'amicizia con l'estetista, in particolare, non mi pare che sia sviluppata al meglio. La scena madre è in tribunale, e ricorda vagamente quella di Mio cugino Vincenzo, ma qui si gioca praticamente tutta sulla Witherspoon, mentre là c'è un duetto tra Joe Pesci e Marisa Tomei, supportati adeguatamente dal resto del cast. Lei da sola fa del suo meglio, come del resto in quasi tutto il film, e più di tanto non sarebbe giusto pretendere.

3 commenti:

  1. Sei in vacanza? Praticamente sì, se hai avuto il coraggio di vedere sta robetta. Non è che io odi le bionde, ma rappresentarle così è veramente da stupidi. C'è anche un seguito, quindi puoi farti ancora più del male.

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    1. In realtà sì, sono in una specie di vacanza, ma questo film l'ho visto perché era un po' che mi ronzava attorno. Adesso non saprei dire dove, ma più volte mi sono capitati rimandi a Legally blonde in altri film, una volta era il film in cartellone in un cinema che si vedeva nel corso di una azione, ad esempio. Quando mi sono deciso a prendere 21 (brutto film secondo me, ma consigliatomi da un mio amico, adesso che l'ho visto posso chiedergli perché, che non l'ho capito) ho scoperto che Luketic ha diretto entrambi, ed è stata la volta buona per mettere il lista anche questo titolo.
      Secondo me non è malaccio, nonostante le molte debolezze. Direi che il punto è che le "bionde" non sono così, ma si adattano ad una parte. Le vogliono (o le vogliamo?) così, a loro tutto sommato conviene, e dunque si prestano alla commedia. Nota come lei cerchi di cambiare per adattarsi a lui, ma ad un certo punto capisce che è inutile, lui non voleva che lei cambiasse, voleva semplicemente mollarla.
      Dal poco che ho annusato del seguito, direi che è meglio evitarlo.

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    2. Troppe parole, troppi pensieri sulle bionde. Preferirei un film con Marilyn, o con la Johannson, se il colore è naturale. Stiamo parlando di robetta, e pure io non scherzo nel mio blog.

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