I banditi del tempo

Un Terry Gilliam ancora in periodo Monty Python (John Cleese e Michael Palin sono nel cast artistico e il secondo ha anche collaborato alla sceneggiatura) ha creato questo strano incubo infantile, che m'è venuta voglia di rivedere in seguito alla visione della Biancaneve di Tarsem Singh, in cui compaiono dei bizzarri nanetti che direi ispirati proprio da questo titolo.

Il mio animo grettamente razionalista mi fa leggere la vicenda come una elucubrazione infantile su una vicenda drammatica, in modo da (a) trovare una spiegazione in un fatto inspiegabile, la perdita di tutto nel breve passaggio di una notte (b) difendersi da un irrazionale senso di colpa che comunque pesa.

Un bambino mediamente sveglio, e con un certo interesse per la storia, è afflitto da una coppia di genitori demoralizzanti, interessati solo ad un bieco consumismo che li porta a pensare solo all'ultimo modello di forno a microonde, a sedersi su divani ancora incellophanati, per guardare programmi televisivi in cui per i soldi si è disposti a sacrificare tutto (magari trent'anni fa sembrava assurdo, oggi un po' meno).

Una notte ha uno strano incubo, un cavaliere medioevale passa al galoppo nella sua stanza, e la notte successiva decide di prepararsi con macchina fotografica, pila, e altro a quant'altro può accadere. E in effetti accade qualcosa di molto strano, una banda di rissosi nanetti piomba nella sua stanzetta. Costoro affermano di essere briganti internazionali e mostrano di avere una improbabile mappa di buchi spazio-temporali, che hanno sgraffignato niente di meno che all'Essere Supremo ("Dio?", chiede il ragazzino, "Non siamo così in confidenza con Lui", rispondono loro). Lo scippato non sembra molto contento della perdita, e dunque la banda fugge, trascinandosi dietro il nuovo elemento.

Seguono curiose avventure che ci portano a conoscere gente come Napoleone (Ian Holm), ossessionato dalla sua altezza; Agamennone (Sean Connery), amante dei giochi da prestigiatore; uno svampito Robin Hood (John Cleese). Un salto sul Titanic (dove la banda ha modo di interrompere per una seconda volta la relazione amorosa di una improbabile coppia interpretata da Michael Palin e Shelley Duvall) fa da tramite poi verso il mondo della fantasia, dove avranno a che fare un un orco (Peter Vaughan) e signora (Katherine Helmond), e un inesplicabile gigante anfibio, prima di arrivare alla corte del genio del male, dove si consumerà l'ennesimo capitolo della sua lotta contro l'Essere Supremo, che ci apparirà nelle sembianze di Ralph Richardson.

Una struttura narrativa che temo possa piacere più ad un pubblico adolescente (o a chi conosce e apprezza i Monty Python) che ad uno spettatore medio. Però sono trattati, con molta leggerezza, alcuni temi profondi che dovrebbero dare di che ragionare un po' a tutti quanti.

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