Caos

Il caos che aleggia su questo film non è quello che lo sceneggiatore-regista Tony Giglio suggerisce, ovvero la teoria matematica dei sistemi complessi caratterizzati da una forte sensibilità alle condizioni iniziali, ma semmai quello colloquiale, che il Grande Dizionario Italiano della Hoepli definisce come insieme disordinato di cose o di sentimenti.

Non è tutta colpa di Giglio, a ben vedere. Perché se lui ha completamente frainteso la teoria scientifica, il disastro produttivo che ha accompagnato la genesi di questo titolo ha certamente aiutato a confondere ancor di più le acque. Fallisce lo studio di produzione, chi ne raccoglie i cocci valuta che convenga comunque procedere con le riprese ma dimezza i giorni a disposizione, per starci dentro finanziariamente. La fretta, si sa, non è buona consigliera, ed il risultato è quello che è. Se ne sono accorti anche i distributori, che hanno preferito in genere passare la mano, così che sono stati ben pochi i cinema che hanno proiettato questa pellicola.

Un altro problema sta certamente nella sceneggiatura, che è contemporaneamente troppo complicata e piena di passaggi inspiegabili. Succede così che quasi tutti i personaggi vengono colpiti da una spiegonite acuta che li costringe ad illustrarci passaggi nascosti, e nonostante questo al termine della pellicola restano numerose domande senza risposta.

Mi sembra poi di aver notato una curiosa somiglianza con Il silenzio degli innocenti. Anche qui abbiamo una specie di Clarice Starling che si trova in mezzo ad un gioco di potere disegnato da altri, dove questi altri pensano di poterla (qui "poterlo") manipolare a loro piacimento, ma scopriranno che la giovane recluta ha qualità che non si aspettavano. La telefonata nel finale, qui usata anche per un ennesimo spiegone, stabilisce un ulteriore parallelo.

Un piccolo delinquente è in fuga con un ostaggio. La polizia interviene e ammazza entrambi. L'ostaggio era la figlia di un pezzo grosso, e i due poliziotti pistoleros vengono lasciati a casa. Uno di questi è Quentin Conners (Jason Statham), l'altro è Jason York e, chissà come mai, non lo vediamo nemmeno di sfuggita.

Alcuni mesi dopo, un gruppetto di malviventi guidati da Lorenz (Wesley Snipes) assalta una banca. Ci si barricano dentro e dicono di voler trattare solo con Conners. Costui viene rimesso in servizio, affiancato ad un novellino, Shane Dekker (Ryan Phillippe) e utilizzato come capro espiatorio per il conseguente fallimento.

Seguono le indagini, in cui Dekker si mostra essere più sveglio di quanto tutti gli davano credito. C'è un certo numero di colpi di scena, con le obbligatorie sparatorie, inseguimenti, e anche qualche esplosione. Alla fine si arriva ad una sorta di soluzione.

Le scene di azione non sono neanche male. Lo Statham con una pistola in mano fa sempre la sua parte.

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