Gigolò per caso

Non sappiamo molto del passato di Fioravante (John Turturro, sue anche sceneggiatura e regia), se non che ha avuto una madre che probabilmente è stata una presenza ingombrante nella sua vita. Deve aver passato tutta la sua vita a New York, e ne ha assorbito l'anima cosmopolita, al punto da avere un retaggio italiano piuttosto confuso, così che mescola parole italiane, spagnole, portoghesi (e nel finale anche francesi) tutte come se fossero tutte contemporaneamente sue ed estranee. Lo vediamo cucinare usando ingredienti kosher, ma ammetterà di non sapere se abbia ascendenza ebrea.

Vive da solo, e sembra avere un solo amico, Murray Schwartz (Woody Allen), proprietario di un piccolo negozio di libri che, proprio all'inizio del racconto, chiude dopo tre generazioni di meritorio servizio. Fioravante sta aiutando Murray a sgomberare i locali, quando questi gli dice che la sua dermatologa, con cui ha una lunga relazione malato (forse immaginario) paziente che sembra essere diventata più d'amicizia che professionale, gli ha chiesto se non conoscesse qualcuno che si prestasse a fare una apparizione come guest star nella sua relazione extra-matrimoniale con una amica. In un lampo di imbecillità, Murray ha l'ispirazione di introdurre al lavoro più vecchio del mondo il suo amico Fioravante.

Fioravante non è per niente d'accordo, non ritiene che sia un ruolo che gli appartiene, non ha più l'età per queste cose, e non è certo un George Clooney. Usando bizzarre argomentazioni, che dimostrano più che altro quanto l'amicizia fra i due sia forte, Murray riesce a convincere Fioravante a fare una prova. Credo che a spingere Fioravante in questa assurda storia non sia né l'idea di far sesso né i soldi che ne derivano (ne cede a Murray una fetta esagerata senza sollevare alcun problema) quanto una moderata depressione che lo spinge ad accettare più o meno tutto quello che gli capita.

Nel qual caso non è certo male, visto che la dottoressa Parker è niente meno che Sharon Stone, che continua ad essere in splendida forma. I due hanno un primo appuntamento e, in attesa di organizzare il terzetto (con Sofía Vergara), Murray si dà da fare per procacciare altre clienti al suo protetto.

Non che Murray sia poi una cattiva persona. Vero che ha spinto un suo amico alla prostituzione per suo interesse economico, ma non c'è solo quello. In un qualche modo sembra che lo faccia pensando di aiutare Fioravante a superare la sua cupezza. Credo sia per questo che gli porta Avigal (Vanessa Paradis), giovane vedova di un rabbino di una fazione ortodossa. Costei vive in un mondo simile a quello narrato ne La sposa promessa, dove riti e costumi vecchi di secoli caricano di obblighi gli appartenenti alla comunità. Tra i due succede molto poco, visto che anche il semplice contatto fisico è qualcosa che dà ad Avigal una gran tensione emotiva.

Mettiamoci pure sopra che Dovi (Liev Schreiber), una specie di poliziotto di quartiere di quella comunità ebraica, è innamorato di Avigal e non vuole farsela scappare, al costo di far intervenire il consiglio rabbinico in una specie di processo contro Murray (che dopotutto è ebreo, anche se non segue nulla della religione, e pure convive con una donna di colore e la di lei numerosa prole) in quanto traviatore di Avigal.

Nonostante la donna di Murray minacci l'intervento di Michael Corleone se dovesse succedere qualcosa al suo Murray, non c'è nessuna escalation drammatica. Sembra anzi che siamo destinati ad un finale deprimente. Fioravante rinuncia alla sua carriera di gigolò, al suo amore per Avigal, e sta salutando un ultima volta il suo unico amico per andarsene chissà dove. Ma forse quel demonio di Murray riuscirà a coinvolgerlo in un'altra delle sue insensate imprese.

Il film ha ottenuto un risultato molto modesto. Un problema credo sia la regia di Turturro, che non riesce a tenere alta l'attenzione per storia per tutto il tempo necessario. La storia in sé, poi, sembra fatta apposta per attirarsi gli strali un po' di tutti quanti. Il ritratto della comunità ortodossa ebraica potrebbe risultare offensivo ad alcuni, come pure l'idea della prostituzione maschile.

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