Viaggio in Italia

All'origine c'è il racconto Duo di Colette, che però la sceneggiatura di Vitaliano Brancati, Roberto Rossellini e, non accreditato, pure Antonio Pietrangeli, stravolgono a tal punto che è difficile riconoscere più di uno spunto iniziale al lavoro della scrittrice francese.

La regia di Rossellini, poi, fonde mirabilmente suggestioni diverse, direi quasi antitetiche, ottenendo un risultato originalissimo e spiazzante. Merito ovviamente anche del cast, con Ingrid Bergman che rifulge e con George Sanders a impeccabile supporto. C'è anche Anna Proclemer in una delle sue rare apparizioni cinematografiche, poco più che un cameo, fa la prostituta depressa.

Katherine (la Bergman) e Alexander (Sanders) Joyce (*) arrivano in macchina a Napoli da Londra per risolvere una noiosa questione di eredità. I due sono sposati da otto anni, ma scoprono con una certa sorpresa che questa è la prima volta che passano così tanto tempo insieme. Scoprono pure che non hanno molto da dirsi, se non beccarsi su tutto quello che capita. Più passa il tempo, e più sembra che non abbiano proprio niente in comune, e pare proprio che entrambi facciano di tutto per arrivare alla rottura.

In seguito ad un mezzo litigio, Alex si allontana dalla moglie, recandosi da certi amici a Capri. Lì fa un mezzo tentativo di tradimento, che finisce in modo ridicolo. Tornato a Napoli, tira in lungo, finisce anche per attaccar discorso con una prostituta, con la quale però non combina niente.

Kathy, invece, si dedica a visite culturali, ricorda un filarino del tempo che fu, si fa prendere dalla malinconia per non aver avuto figli. Anche se poi scopriamo che era stata lei a non volerli, e Alex aveva semplicemente, forse a malincuore, assecondato la sua decisione.

Nel finale sono ormai sul punto di decidersi al divorzio, e sembra che solo un miracolo possa far cambiare loro idea. Ma siamo a Napoli, città dove i miracoli sono di casa.

L'incapacità di comunicare dei due protagonisti mi ha fatto pensare ai lavori di Michelangelo Antonioni, la tenera ferocia della loro relazione matrimoniale a Ingmar Bergman, il tutto è reinterpretato alla luce del personale taglio tra il documentarista e il neorealista proprio di Rossellini. Inaspettati qui e là alcuni accenni comici (**) fanno da contraltare ad una azione estremamente dimessa, dove spesso tutta la tensione del momento è veicolata dai soli sguardi della coppia in crisi.

(*) Sarà stata casuale la scelta di un cognome così impegnativo?
(**) Una guida turistica che si lagna in continuazione di non essere a letto a dormire, un'altra che si rifiuta di accompagnare la turista ad un tempio perché si trova in una zona troppo ventosa, ...

Nessun commento:

Posta un commento