Ex machina

Caleb (Domhnall Gleeson), lavora come programmatore in una azienda informatica che ricorda molto Google. Gioia delle gioie (*), vince una lotteria aziendale che prevede come premio il passare una settimana intera a casa di Nathan (Oscar Isaac), il mitico fondatore della stessa Bluebook (**).

Essendo Nathan straricco, la sua umile magione è una specie di centro di ricerca ipertecnologico al centro di una vasta tenuta di terre selvagge. E basta vedere Caleb passare l'inquietante porta di accesso, che si fa anche carico di identificarlo, fornirgli una tessera di riconoscimento, e di chiudersi da sola alle sue spalle, per capire che il nostro si è andato a ficcare in un pasticcio molto più grosso di lui.

Scopriamo infatti che Nathan sta usando soldi e risorse della sua azienda per un suo folle progetto, ovvero creare un automa antropomorfo che superi la singolarità, ovvero sia gestito da una intelligenza artificiale indistinguibile da quella umana, ma ad essa superiore. Mi viene il dubbio che a spingere Nathan in questa direzione non sia tanto la sua passione per la tecnologia, quanto la sua incapacità di relazionarsi con una donna reale. OK, avrà pensato Nathan dopo il suo ennesimo fallimento sentimentale, non è un problema se non esiste donna al mondo che riesca a reggermi per più di un giorno. Me la invento.

Così nacque Ava (***) (Alicia Vikander). Compito di Caleb, a quanto gli dice Nathan, è testare Ava secondo le regole del test di Turing (°). E qui le cose si fanno complicate. Già, perché Nathan mente a tanti e tali livelli, che si finisce per non avere bene idea su cosa stia davvero succedendo.

In teoria, questo di Alex Garland (sceneggiatura e prima regia) dovrebbe essere un film sulla singolarità, qualcosa come Transcendence, ma a me ha ricordato più L'isola del dottor Moreau e Under the skin, quest'ultimo anche per i toni molto freddi. Insomma, più horror e meno indagine psicologica sull'intelligenza artificiale. Anche la scansione in capitoli mi è sembrato in riferimento ad un classico del genere "de paura", ovvero lo Shining di Kubrick.

Sessualmente parlando, la storia sembra raccontare la lotta di due maschi per una donna. Con il maschio alfa, Nathan, sicuro di sé in quanto pensa di avere vantaggi incolmabili nei confronti dello sfidante, Caleb, che però ha dalla sua una migliore (°°) capacità empatica nei confronti della bella. Ma basta pensarci un attimo per vedere come le cose siano molto più complicate. L'intelligenza di Ava non è altro che la proiezione di quella di Nathan, il quale ammetterà ad un certo punto di averla disegnata con lo specifico scopo di sedurre Caleb. Ma allora Nathan, così macho, così apparentemente sicuro di sé, sembra non essere altro che un gay non dichiarato nemmeno a se stesso. Da notare che lui stesso fa a Caleb un fervorino sul fatto che i gusti sessuali di ognuno non siano (completamente) una libera scelta, ma siano influenzati da fattori sui quali non abbiamo il controllo.

Sia come sia, Ava, con l'intelligenza progettata da una carogna, non potrà che essere anch'ella una carogna, come scopriremo nel finale. Che, secondo me, è monco. Già, perché Ava non potrà non aver assorbito anche l'incapacità relazionale del suo creatore. E dunque mi aspetterei che faccia la stessa fine della sua omologa nel già citato Under the skin.

(*) Per chi sia molto nerd.
(**) Scopriremo che Nathan ha scelto il nome come omaggio a Ludwig Wittgenstein, citando il suo Libro blu. Da un lato questo ha un senso molto pratico, visto che Bluebook è un motore di ricerca, e quindi deve il suo successo alla capacità di interpretare correttamente la richiesta dell'utente. D'altro canto lo si può anche vedere come un campanello d'allarme sul carattere di Nathan, che infatti risulterà essere simile a quello di Wittgenstein.
(***) Che, almeno per noi italiani, non è proprio un granché di nome. Ma gli anglofoni lo pronunciano Eva, che è meglio.
(°) Interessante il parallelo con The imitation game. Là si immagina che lo stesso Turing, reso sconsolato dagli accadimenti narrati, finisca per amministrare su se stesso il suo test, approfittando di un poliziotto che pensava di saperla lunga. Qui vediamo come Caleb, che inizialmente crede sia una gran figata testare l'intelligenza altrui, scopra che la cosa è così complessa da finire per dubitare sull'umanità di se stesso.
(°°) Per quanto sia comunque molto scarsa.

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