Pan - Viaggio sull'isola che non c'è

Credo che l'idea fosse quella di stiracchiare il target del pubblico di riferimento verso l'alto, in modo da far sì che questo prequel alle avventure di Peter Pan attirasse il pubblico delle famigliole con giovani virgulti ma anche quello degli adolescenti che vanno al cinema per conto loro. Se questo era lo scopo, qualcosa è andato storto. Forse il pirata Barbanera (Hugh Jackman) che canta Smells like teen spirit dei Nirvana in una cava di polvere di fata da fare invidia a Mad Max ha fatto scappare i primi, e gli ammazzamenti numerosi ma ingentiliti da nuvolette colorate (*) i secondi. Il risultato è una catastrofe finanziaria. Si stima una perdita nell'ordine di cento milioni di dollari.

All'origine di questo sfacelo c'è la sceneggiatura di Jason Fuchs. Costui è un attore che ha scoperto in sé una vena da scrittore e ha partecipato alla stesura di quel marasma che è stato il quarto episodio de L'era glaciale aka Continenti alla deriva. Questo modesto biglietto da visita, e probabilmente qualche amicizia al posto giusto, è valso l'interesse della Warner Bros per la sua sceneggiatura sulla vita del giovane Pan, che ha deciso di puntare qualcosa come centocinquanta milioni su questa storia, e poi ce ne ha aggiunti circa altrettanti per il marketing. Questo fiume di denaro è stato messo in tasca a Greg Berlanti, che tante soddisfazioni economiche ha dato nella produzione di serie televisive, ma che in campo cinematografico ha al suo attivo (?) solo Lanterna verde. Conscio dell'importanza della posta in gioco, Berlandi s'è fatto affiancare da Sarah Schechter, che non aveva mai prodotto nulla per il cinema (**) ma che una quindicina di anni prima aveva avuto un posto da oscura assistente per I Tenenbaum di Wes Anderson.

Immagino che Joe Wright sia stato reclutato come regista per rafforzare l'idea che questo non doveva essere un semplice film per bambini, ma doveva avere un'anima adulta e implicare tematiche più profonde. Il risultato è che Paul Webster si è aggiunto al novero dei produttori, certamente in posizione subalterna ai suoi colleghi americani, con non so bene quale impatto reale sul lavoro.

A mangiarsi gran parte dei soldi messi sul piatto sono stati gli effetti speciali, ma anche gli scenari devono aver avuto un impatto significativo, vista la girandola di ambientazioni, tutte ben curate visivamente. Si passa da un orfanotrofio alla Dickens, ai tedeschi che bombardano Londra, alla fantascienza classica dei viaggi interplanetari (***), ai pirati in stile caraibico, alla già citata fantascienza post-catastrofista stile Mad Max, alle foreste tropicali di Indiana Jones, allo scontro volante in stile Guerre Stellari. Eccetera. Un pastiche encomiabile, se lo scopo del film era quello di farci perdere la testa in una serie infinita di riferimenti.

Il protagonista della storia è Peter (Levi Miller), un orfanello ribelle che ha passato tutta la sua vita in un orribile orfanotrofio londinese. La terribile suora a capo dell'istituto decide infine di liberarsi di lui e di una buona parte dei suoi compagni di sventura cedendoli ai pirati di Barbanera (°). Peter si trova a lavorare in miniera, e il caso gli fa scoprire che può volare, o almeno qualcosa del genere. Le circostanze lo portano a fare amicizia con un adulto, tal Giacomo Uncino, o meglio James Hook (Garrett Hedlund), con il quale fa un patto di reciproca assistenza per fuggire da Barbanera. Ai due si aggiunge un terzo, Spugna (Adeel Akhtar), con l'unico scopo di fornire alleggerimento comico. I tre rubano una nave volante, ma si schiantano nel territorio dei feroci nativi. Il che spiace a Hook, che vorrebbe tornarsene a casa, va bene per Pan, che crede che sua mamma sia da quelle parti, e direi che è indifferente a Spugna. Il personaggio più interessante dei nativi è Giglio Tigrato (Rooney Mara), che combina abilità combattive a un rango nobiliare che fa pensare alla principessa Leila di Star wars. Ovviamente Hook e Giglio battibeccano ma finiranno per fare coppia fissa. Ad allungare la storia ci si mette Barbanera che vuole uccidere Pan, per confutare la leggenda secondo cui Peter potrebbe portar fine al suo potere (°°). Questo causa una strage di nativi e la fuga del nuovo terzetto, Pan, Hook e Giglio, verso il segreto regno delle fate. Parte che sarebbe del tutto trascurabile se non prevedesse l'incontro con alcune sirene, che ha a sua volta il solo scopo di offrire un cameo a Cara Delevingne.

Scontro finale, i cattivi sembra abbiano il sopravvento, ma James Hook e Peter Pan scoprono aspetti che erano dentro di loro, ma che loro negavano, e riescono a raddrizzare le sorti dei buoni.

(*) Stratagemma utilizzato per mantenere il rating PG Parental Guidance, equivalente in pratica al General Audience (G) secondo cui chiunque può entrare liberamente in sala. Il gradino successivo, PG-13, suggerisce alle famiglie che i loro pargoli potrebbero rimanere impressionati dallo spettacolo se non avessero lo stomaco di reggere a scene di violenza (e magari qualche leggera allusione sessuale) reputate palatabili a teenager.
(**) E che ora pare destinata ad una luminosa carriera nella produzione di serie televisive.
(***) Anche se si punta ad una interpretazione più mitologica che scientifica del tema.
(°) Potrebbe trattarsi di una sottile allusione al dramma dei bambini inglesi che venivano spediti nelle colonie come lavoratori a basso prezzo. Chi avesse la forza di voler approfondire potrebbe cominciare con la visione di Oranges and sunshine.
(°°) Topos classico, vedi ad esempio Macbeth. Non ho capito perché non gli ha tirato il collo subito, quando ne aveva l'occasione.

2 commenti:

  1. E' uno dei film più brutti dell'anno. Una buona idea gettata al cesso...

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    1. Purtroppo penso che ci siano brutture ancor più brutte in circolazione, ma anche il mio livello di delusione per questo film è stato davvero alto.

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