Poirot 3.9: L'avventura del dolce di Natale

Più fedele del solito al racconto di Agatha Christie, da cui si discosta soprattutto per l'identità di chi subisce il furto (*), che qui diventa nientemeno che il principe Faruq, prima che diventasse re d'Egitto. Non capisco bene il motivo di questa sostituzione, se non per ricambiare, a distanza di decenni (**) la cordiale antipatia di questi per gli inglesi. Oltretutto lo sceneggiatore (Anthony Horowitz) si vede costretto a cambiare la data di ascesa al trono di Faruq, asserendo che ancora diciannovenne era ancora principe, mentre in realtà divenne re a soli sedici anni.

Una misteriosa donna ruba il rubino di Faruq. Hercule Poirot (David Suchet) farebbe volentieri a meno di impicciarsi della storia, preferendo passare il Natale solo soletto (***) mangiandosi cioccolatini di alta pasticceria. La ragione di Stato lo richiama all'ordine. Per pura fortuna si trova nel posto giusto al momento giusto, e la pietra gli finisce in mano da sola. Ma non basta, i perpetratori sono motivati da ragioni politiche, e occorre arrestarli. Supplemento di indagine che il nostro completa con l'aiuto di alcuni ragazzini.

Interessante testimonianza indiretta sul classismo esistente ai tempi in Inghilterra, la ricerca del colpevole viene rallentata dall'impossibilità per una donna della servitù di comunicare quello che sa all'investigatore, in quanto il suo basso rango non le permette di prendersi simili libertà.

(*) Da cui l'altro titolo inglese della storia, The theft of the royal ruby, che ad essere rubato è un regal rubino. Il dolce che per noi è generico, per gli anglofoni è il tradizionale pudding.
(**) Il vero Faruq morì a Roma, al culmine della Dolce Vita, cinquant'anni fa.
(***) Hastings e la Lemon si sono presi vacanze, ognuno per conto proprio.

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