All is lost - Tutto è perduto

Il nostro uomo (Robert Redford) sta veleggiando in solitaria nell'Oceano Indiano, quando un container pieno di scarpe caduto da una nave di passaggio cozza contro la sua barca, aprendo un antipatico squarcio che mette anche fuori uso tutte le apparecchiature elettriche di bordo. E questa è solo la prima delle disavventure che colpiscono il protagonista (e unico attore) del film, con una tale perseveranza e crudeltà che non si può certo biasimarlo se ad un certo punto non riesce a trattenersi dal gridare la cielo la sua contrarietà.

Nulla sappiamo di lui, anche perché nulla si dice. Lo sentiamo solo subito all'inizio nel prologo che spoilera i cento minuti che seguono, dirci in voice-over cosa scriverà in un biglietto che lancia al mare quando, come da titolo, si convince persino lui che non c'è più niente da fare.

Scritto e diretto da J.C. Chandor, al suo secondo lungometraggio dopo Margin call, e che dunque entra di diritto nella rosa dei registi che preferisco.

Capisco che a qualcuno possa risultare indigesta la storia raccontata praticamente solo con immagini, con il solo Redford sullo schermo e ben poco in vena di parlare, con il supporto della bella e suggestiva colonna sonora di Alex Ebert, che sottolinea però solo le scene principali. Però questo è proprio il film che avrei voluto vedere in questo momento, e non riesco a immaginarmi come avrebbe potuto essere fatto meglio.

Faccia attenzione soprattutto chi, vedendo il poster, si immagini una storia tipo La tempesta perfetta (di Wolfgang Petersen, con George Clooney e Mark Wahlberg, 2000). Siamo invece piuttosto vicini, a voler ben vedere, a Vita di Pi, ma senza la tigre. Uno spettatore poco incline al silenzio e alla meditazione potrebbe preferire qualcosa di completamente diverso, una cosa come Battleship (di Peter Berg, 2012), ad esempio.

2 commenti:

  1. Da una parte mi attira, dall'altra parte temo di non farcela perché non sono abituata a film così silenziosi. Non ho visto Vita di Pi, leggendo la tua recensione ho pensato a Cast Away e in parte Centochiodi che mi sono abbastanza piaciuti ma avevano più personaggi e parole (dovrei rivedere il film di Olmi, ma ricordo molte scene senza dialoghi).

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  2. Tra i pochi lavori di Ermanno Olmi che ho visto non c'è Centochiodi, ma forse hai ragione, qui c'è un qualcosa che ricorda anche a me il suo modo di far cinema, ora che mi ci fai pensare.
    Cast away invece direi che è giocato su registri diversi.

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