Prime

Questo secondo film di Ben Younger (*) non è venuto benissimo, e su questo mi pare ci sia un'accordo diffuso. Lo stesso Younger s'è preso una lunga vacanza dal cinema, al punto che il suo terzo lavoro, Bleed for this, dovrebbe uscire solo quest'anno. Mi viene però il dubbio che l'impatto che ha avuto su di me sia eccessivamente negativo. Forse io e Prime abbiamo avuto la sventura di incontrarci nel momento sbagliato, che è poi quello che direi sia successo ai due protagonisti.

Succede infatti che Rafi (Uma Thurman), neo-divorziata, con il morale sotto i tacchi, nonostante il principesco appartamento a Manhattan e relativa (**) situazione economica e sociale, incontri casualmente David (Bryan Greenberg), i due si piacciano al volo, e inizino una turbinosa storia d'amore. Il problema è che tra loro c'è una quindicina d'anni di differenza e David, pur essendo ufficialmente adulto, è ancora mentalmente un ragazzino, dipende dalla famiglia, non sa ancora bene cosa farà della sua vita.

A complicare la situazione c'è il fatto che Lisa, Meryl Streep, si trova nella scomoda situazione di essere contemporaneamente la strizza di Rafi e la madre di David. A causa di una serie di inghippi, inizialmente nessuno sa della pericolosa congiunzione che si è formata. La prima a scoprirla è Lisa che, malconsigliata dalla sua analista, mantiene il silenzio su questo dettaglio per alcune settimane, con grande imbarazzo, inizialmente solo per lei poi per tutti quanti, quando la bomba esplode.

Se teniamo conto del fatto che la famiglia di Lisa è ebrea osservante, viene difficile evitare il confronto con Woody Allen, il che è distruttivo, perché Younger non ha la stessa agilità di scrittura e nemmeno la stessa mano alla regia. Younger però vede la storia dal punto di vista di David, un ragazzotto che vive la realtà di New York dei primi anni duemila, con tutte le differenze del caso. Purtroppo anche questa parte non mi è sembrata particolarmente originale o interessante. Ci sarebbe Morris (Jon Abrahams), amico fonte di problemi, che mi è sembrato ispirato, e svolto meglio, dalla relazione di amicizia che è alla base di Clerks, Clerks II, e probabilmente anche Clerks III di Kevin Smith.

La morale della storia, poi, mi vede dubbioso. Contrariamente al credo alleniano, Basta che funzioni, mi sembra che qui Younger sostenga una posizione più tradizionalista, secondo la quale conviene dare ascolto alla mamma, che ne sa di più.

Ho perplessità anche sul titolo, che è così misterioso che persino la distribuzione italiana non ha osato cambiarlo. Potrebbe essere un oscuro riferimento all'età dei due protagonisti, che viene ripetuta più volte. Lei 37, lui 23. Entrambi numeri primi. Ma perché al singolare, allora? A meno che non sia inteso come aggettivo. In ogni caso, se l'interpretazione fosse giusta, la chiave di lettura sarebbe che i due non hanno niente in comune, nessun divisore che non sia un banale uno. E allora la loro storia sarebbe una cosa di puro sesso, lei attratta dall'esuberanza della gioventù di lui, lui dalla classe di lei.

Ma non ci credo. Secondo me la loro coppia avrebbe potuto funzionare benissimo, se non fosse stato per gli sciocchi errori di lui, la rigidità di lei, la folle intromissione di Lisa, i "buoni consigli" degli amici di lei e di lui. Se solo entrambi ci avessero creduto di più.

Nota di demerito finale, la canzone che segue le ultime battute del film e si svolge sui titoli di coda è una insipida versione inglese del classico Que reste-t-il de nos amours? di Charles Trenet.

(*) Il primo è Boiler room, da noi noto col titolo di 1 km da Wall Street. Una storia che ricorda molto The wolf of Wall Street.
(**) Non ho capito bene che lavoro faccia Rafi, qualcosa legato al mondo della moda, potrebbe essere una nota fotografa specializzata nel campo.

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