Ernesto Picciafuoco (Sergio Castellitto) si sta separando dalla moglie Irene (Jacqueline Lustig), il suo lavoro di illustratore di favole non sembra andare molto bene, come neppure quello di pittore. In più, il figlio, che fa la seconda elementare, ha problemi a capire il senso di quello che dice nella sua ora di religione, sia perché i genitori sono atei, sia perché l'insegnante ha un approccio alla materia che pare persino a me poco adatto a un bambino.
Ma tutto questo non è niente, visto che gli piomba in casa un prete che gli dice che la pratica di canonizzazione di sua madre è a buon punto. Il povero Ernesto non solo non sapeva nulla di tutto ciò, essendo stato tenuto all'oscuro dal resto della famiglia, e inoltre ha serissimi dubbi sulla santità di sua madre, che ritiene, al contrario, essere stata una pessima genitrice.
Al centro della trama per la santificazione è la sorella della defunta, Maria (Piera Degli Esposti), che pur essendo in bilico tra agnosticismo e ateismo, ritiene che una santa in famiglia potrebbe fare miracoli (in senso lato). Infatti i Picciafuoco vengono da un passato di prestigio ma sembrano diretti verso un futuro di trascurabilità, in quanto mancano di un appoggio rilevante.
Ernesto si chiede se deve mantenere la sua coerenza, o cederla per ottenere immediati vantaggi materiali.
Questo film di Marco Bellocchio è noto anche a chi non l'ha visto per il bestemmione che viene sparato proprio nel momento centrale del film, quando tutti quanti stanno cercando di convincere il fratello di Ernesto che ha commesso il matricidio a modificare la sua versione dei fatti in modo da renderla compatibile con la presunta santità della madre. Se è vero che una bestemmia in un film attira l'attenzione, bisogna ammettere che è pienamente giustificata dalla trama e non è per niente gratuita. Anzi, il bestemmiatore matricida finisce per fare una gran tenerezza, e si capisce il gran dolore che è dentro di lui.
Nessun commento:
Posta un commento