Thomas Hardy era convinto che anche la placida campagna inglese potesse essere teatro di tempeste sentimentali, da cui il titolo di questo suo romanzo che prende in giro l'idea che la pazza folla sia confinata alle grandi città.
Seguiamo così la storia di Bathsheba Everdene (Carey Mulligan) da quando è una semplice ragazzetta di belle speranze al suo diventare una affermata proprietaria terriera. Già il narrare che una donna facesse nell'Inghilterra vittoriana una tale carriera era decisamente rivoluzionario, aggiungiamoci pure che la bella Bathsheba si prende pure il lusso di rifiutare due pretendenti per gestire una fattoria senza aver di fianco un uomo, per avere un'idea di quanto potesse suonare sorprendente ai contemporanei questo racconto. Per noi, invece, potrebbero invece risultare poco chiari i motivi dei comportamenti dei protagonisti, legati come sono all'etichetta nel tempo. Nonostante questo, mi pare una storia che abbia anche oggi qualcosa di importante da dirci.
La spiantata Bathsheba incontra Gabriel Oak (Matthias Schoenaerts), piccolo imprenditore ovino di belle speranze. A lui basta vederla allontanarsi al galoppo per innamorarsi istantaneamente di lei, però ha un problema, non sa dirglielo. Lascia passare qualche tempo, nota che lei sembra ricambiare il suo interesse, e le fa una dichiarazione di una piattezza da far cadere le braccia. Bathsheba, che pure gli vuole bene, gli gira un bel due di picche. Gabriel intasca e se ne va sconsolato. Ma gli succede di peggio, perde il suo gregge, e deve abbandonare il paesello in cerca di fortuna.
Fortuna che invece arriva a Bathsheba, che eredita dallo zio quella che era una splendida tenuta di campagna, ora in decadenza. Nei fatti, lo stato di incuria è tale che una notte un incendio se la mangerebbe tutta in un boccone, se non fosse che proprio Gabriel, che passava da quelle parti in cerca di lavoro, interviene salvando la situazione. La situazione ora si è invertita, lui è spiantato e lei ha una ottima posizione. Impossibile per lui avanzare pretese in questa condizione, e lei, dopo essersi sincerata che lui non ne accampi, accetta graziosamente di assumerlo come pastore.
Più in là nel tempo, Bathsheba decide di giocare un tiro birbone a un suo vicino, William Boldwood (Michael Sheen in versione barbuta), considerato uno degli scapoli più appetibili della zona. William ha subito in gioventù un tracollo amoroso da cui non s'è più risollevato, s'era messo il cuore in pace, aveva puntato tutto sulla sua carriera di signorotto di campagna non degnando più di uno sguardo distratto le appartenenti al gentil sesso. Bathsheba lo manda in corto circuito spedendogli una valentina che vorrebbe essere scherzosa. Non è una buona idea farsi beffe dei sentimenti altrui. William si innamora di lei, di un amore che, forse proprio perché nemmeno lontanamente corrisposto, diventa una malattia.
Mentre Bathsheba tira in lungo non sapendo come dire un netto no a William giustificando nel contempo la sciagurata valentina, incappa nel sergente Francis "Frank" Troy (Tom Sturridge), il quale ha il cuore spezzato per un curioso errore della sua amata Fanny (Juno Temple). Frank circuisce in un lampo Bathsheba e i due si sposano. Il problema è che a Frank non importa niente di lei, forse in un qualche modo è solo un mezzo per vendicarsi del presunto abbandono di Fanny. Fatto è che il caso vuole che Frank incontri Fanny, e lei gli spieghi cosa è davvero successo. Difficile a questo punto pensare ad una via di uscita onorevole per tutti, quello che accade è però anche peggio, Fanny muore e Frank perde il lume della ragione.
Seguono altre tragedie, anche se il finale porta, almeno per qualche personaggio, un poco di felicità.
La storia ci viene narrata da Thomas Vinterberg, che ha avuto una nomination all'Oscar per suo precedente titolo Il sospetto, restando vicinissimo all'originale. Il risultato magari può sembrare poco moderno, però abbiamo modo di goderci una bella ricostruzione d'epoca grazie anche agli stupendi paesaggi inglesi fotografati con maestria da Charlotte Bruus Christensen - che fa da anni coppia fissa con Vinterberg.
a me è piaciuto: non è un capolavoro, ma la fotografia e la colonna sonora sono da incorniciare
RispondiEliminanel mondo moderno una donna che vuol essere indipendente e rifiuta sistematicamente le proposte di matrimonio NON fa notizia; ma allora era una rivoluzionaria
P.S. tanti anni fa avevo anch'io un cane scemo come quello (che fa precipitare le pecore), ma non gli ho sparato... anzi la sua morte mi ha portato molto dolore
Concordo. Bel film ma gli manca qualcosa per essere un capolavoro. Mi sono dimenticato di citare la colonna sonora, che pure è piaciuta anche a me. Eppure avevo notato che era firmata da Craig Armstrong.
EliminaVero quel che dici su Bathsy. Però, secondo me, Hardy ci aveva messo anche qualche dubbio nel suo comportamento. Va bene voler essere indipendenti, ma non per l'indipendenza fine a se stessa. Non è una buona idea non dare il giusto peso ai sentimenti, quelli altrui ma pure i propri.
Mi spiace per il cane, per quanto scemo deve essere stata una triste perdita.