Amedeo (Enzo Jannacci) vuole parlare al Papa (*). Ma il Papa è irraggiungibile ad un comune mortale come lui. Il commissario Aureliano Diaz (Ugo Tognazzi) si interessa a lui, facendo di tutto per ostacolarlo, anche se piuttosto goffamente, visto che lo affida alle cure di Aiche (Claudia Cardinale), prostituta di buon cuore che finisce per aiutarlo, usando come tramite il principe Donati (Vittorio Gassman) che a sua volta lo introduce a padre Amerin (Michel Piccoli), esponente dell'ala modernista, che pare veda un uso di Amedeo che possa portagli un qualche vantaggio in termini di potere.
Amedeo finisce così in una storia più grossa di lui, che però non gli porta a nulla, se non l'internamento temporaneo in un bizzarro monastero. Potrebbe comunque uscirne bene, se rinunciasse al Papa, e si pigliasse la papessa, nel senso di Aiche, che si è innamorata di lui ed è pure incinta. Notando i riferimenti a Il castello di Kafka si può ben immaginare come vada a finire.
Non è tra i migliori film di Marco Ferreri. La storia non è male, ma non è sviluppata benissimo, e tecnicamente la pellicola mi è sembrata tirata via. Penso intenzionalmente, magari come segno di ribellione al cinema borghese, ma a prezzo di abbassare la godibilità del risultato. Alcuni particolari surrealistici (**) mi hanno fatto pensare a Luis Buñuel, che nello stesso anno ha girato Il fascino discreto della borghesia con risultati decisamente più interessanti.
Jannacci naviga nel cast di gran livello con uno spaesamento che probabilmente era l'effetto voluto da Ferreri. Però non funziona un granché bene. Amedeo, nonostante citi successi musicali di Jannacci (***), non sembra proprio un personaggio delle sue canzoni.
(*) Ai tempi era Paolo VI, che appare nell'azione grazie a filmati di repertorio.
(**) La statua mostruosa nel monastero, il commissario che rompe le noci col manganello, l'auto che brucia placidamente senza che nessuno la degni di una occhiata, ...
(***) Come Per un basin: "Lei balla?", gli chiedono, e lui risponde "Soltanto foxtrot"
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