Poirot 2.8: Il rapimento del primo ministro

Anche qui il racconto di Agatha Christie è fin troppo snello per le necessità della serie. Però si è deciso di mantenere l'impianto originale, anche se si è spostata l'ambientazione a metà degli anni trenta (*), come per gli altri episodi, e i "cattivi" da tedeschi sono diventati, chissà perché, da tedeschi a indipendentisti irlandesi. Il risultato è che la parte in cui Hastings (Hugh Fraser) si dedica ad un inseguimento automobilistico viene tirata per il lungo con l'unico possibile scopo di consumare i minuti che la storia non è riuscita ad utilizzare.

Succede dunque che il primo ministro inglese subisce un attentato mentre in macchina si stava recando da un incontro con il re a Charing Cross, dove lo aspettava un treno, tappa intermedia per un viaggio in Francia, ad una importante conferenza. Se la cava tutto sommato a buon mercato, con una ferita al volto che viene abbondantemente bendato.

Purtroppo è solo la prima parte del piano malefico infatti, giunto sul continente, c'è un nuovo attacco, e questa volta il primo ministro viene rapito.

Il governo inglese è in subbuglio e, su suggerimento di Japp (Philip Jackson), viene chiesto aiuto a Poirot (David Suchet). I metodi flemmatici dell'investigatore, che preferisce ragionare sui fatti piuttosto che dedicarsi all'azione, lasciano perplessi i committenti. Il risultato vendicherà il panciuto belga. Che, sia detto tra parentesi, ha messo su qualche chiletto dall'anno precedente, come mostra il siparietto comico di alleggerimento, in cui lo vediamo bisticciare con il suo sarto a proposito della sua taglia.

(*) La storia originale avveniva sul finire della prima guerra mondiale.

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