Magic Mike

Mike (Channing Tatum) vorrebbe diventare un imprenditore, produrre e commercializzare pezzi unici di arredamento (*), però ha un problema, un bruttissimo indice di affidabilità al credito, cosa che negli Stati Uniti rende praticamente impossibile ottenere finanziamenti. In attesa di trovare una via di uscita a questo stallo, ha una serie di lavori alternativi che gli permettono di mantenere uno stile di vita piuttosto elevato, e pure di mettere da parte somme non irrilevanti. Tra le varie attività, quella più redditizia è quello dello stripper.

Come mai Tatum si sia appassionato (**) a questo progetto di Steven Soderbergh è presto detto. Da giovinetto faceva anche lui spogliarelli per femmine assatanate. Anzi, si può dire che sia stata quell'attività a permettergli di studiare recitazione e poi campare dignitosamente prima di far successo come attore. Non che si tratti di un film autobiografico, però gli deve essere piaciuta l'idea di raccontare una storia in quell'ambiente.

Storia che, a dire il vero, non è che sia poi un gran che. Mike è la stella del locale gestito da Dallas (Matthew McConaughey), conosce un ragazzetto, Adam (Alex Pettyfer), con cui fa amicizia, e finisce per introdurre alla nobile arte dello stripper. La sorella di Adam, Brooke (Cody Horn), è molto perplessa, sa quanto sia scarsamente affidabile Adam, e teme che quell'ambiente, così pericolosamente al limite della legalità, possa causargli grossi problemi. Mike sottovaluta la valutazione di Brooke, e nel contempo si prende una mezza cotta per lei, anche se avrebbe per le mani un'altra pollastrella, Joanna (Olivia Munn), che sessualmente lo attizza maggiormente. Alla fine sceglierà Brooke, ma solo perché Joanna lo molla. Sembrerebbe che sia troppo tardi, perché nel frattempo Adam si è messo nei pasticci, e questo fa imbizzarrire la sorella. Però si tratta di una commedia (***), e tutto finirà bene.

Più interessante quello che c'è al contorno. Certe scene sono veramente buffe, e la rappresentazione di quello strano ambiente ha un suo interesse.

(*) Che io non comprerei mai, ma ognuno ha diritto ai suoi gusti.
(**) Al punto di partecipare anche come produttore.
(***) Anche se in una versione piuttosto sodeberghiana del termine.

2 commenti:

  1. Concordo: mi ha più presto il contorno, più tosto che il film stesso.

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    1. La mia impressione è stata che al centro del progetto ci fosse la voglia di raccontare quello strano ambiente, e che la storia sia stata presa quasi a caso, giusto per dare un senso alla definizione di film.

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