Luca (Eduardo Valdarnini) sta per compiere vent'anni e sembra che la sua vita stia prendendo una brutta direzione. Una madre contemporaneamente soffocante e distratta, una fidanzatina decisa ma sa nemmeno bene lei a cosa, un padre assente e forse altri problemi che non ci sono ben presentati, lo stanno spingendo verso un probabile disdegno del genere femminile e una incapacità relazionale con ogni essere vivente. Non fosse che per sua (opinabile) fortuna incontra due amiche sulla quarantina, pazze scatenate, Lucia (Paola Cortellesi) e Maria (Micaela Ramazzotti).
Maria è una burina "un po' mignotta (*)", Lucia è una sofisticata "spadona" (**), le due si completano in un sistema abbastanza stabile. Entrambe divorziate, Maria eternamente in caccia, Lucia sdegnosa, per un curioso equivoco finiscono per inglobare Luca, circuito da Maria in discoteca, che però scambia per Lucia. Il triangolo porta ad una evoluzione di ognuno degli elementi, con Maria che si sgrezza, Lucia lima i suoi spigoli, Luca guadagna un poco di maturità. Finale a mio avviso poco credibile e poco risolto in cui sembra che il terzetto trovi un nuovo equilibrio stabile.
La commedia è divertente e ben scritta (***), anche se mi sembra sbilanciata sul lato femminile della storia. Il personaggio di Luca mi pare presente per necessità dell'intreccio che per reale interesse dell'autrice. Ad esempio, la sua improvvisa maturazione nel finale non mi pare per niente realistica ma direi che serve solo per mostrare l'evoluzione del rapporto tra Maria e Lucia.
Difficile eludere il confronto con 20 anni di meno (°), che direi si conclude con un pareggio, anche se il francese mi pare realizzato meglio anche se paga una scrittura di qualità inferiore.
Altro confronto immediato è quello con La pazza gioia, grazie anche alla presenza della Ramazzotti in entrambe le pellicole, sempre in coppia con un'altra donna, sempre nel ruolo della greve proletaria. In questo caso a perdere è la Cortellesi, grazie alla superlativa prova di Valeria Bruni Tedeschi nel film di Virzì.
A proposito della Cortellesi, brava nel suo ruolo che però non ho potuto evitare di pensare a quanto sarebbe stato meglio se fosse stato adattato per e interpretato da Laura Morante (°°). Le sue capacità canore avrebbero potuto essere la chiave del suo uso, ma non mi sembrano siano state sfuttate a fondo. Se è vero che il suo personaggio è una cantante jazz, e la vediamo all'opera, i suoi numeri mi sono sembrati freddi, forse cantati in playback per semplificare le riprese.
(*) Secondo la definizione di Lucia.
(**) Che, nel gergo di Maria, mi sembra indichi una donna frigida.
(***) Basata su una pièce di Cristina Comencini, che lei stessa tradotto in sceneggiatura con l'apporto di sua figlia, Giulia Calenda, e di Paola Cortellesi.
(°) Lo stesso tema, relazione coguar-toyboy, elaborato in entrambi i casi secondo una prospettiva anomala. Stesso approccio alle complessità della psicologia femminile, qui esplicitata più direttamente con i due personaggi polarizzati in direzioni diverse, là con la protagonista che compie la transizione per conto suo.
(°°) Ad esempio in Ciliegine la Morante ha lo stesso problema di rigidità caratteriale della Lucia di questo film.
Paola Cortellesi è monocorde. Mi dispiace dirlo (mi è simpatica da sempre) ma ha sempre la stessa emozione; eppure dovrebbe cambiare da così a così
RispondiEliminaLa storia vince, comunque, l'Oscar dell'improbabilità. Che il giovane scelga le "zie" può starci nel teatro... ma al cinema ci vuole più realismo
Conosco poco la signora, di cui ho visto qualcosa in televisione molti anni fa (la ricordo cantare Lady Oscar) e più recentemente in dvd in una commedia che non mi ha convinto, Nessuno mi può giudicare (2011). Anche a me pare simpatica, anche se in effetti il tuo commento mi sembra azzeccato. Scaricherei però parte della responsabilità sulla direzione, un buon regista dovrebbe anche farsi carico di pungolare l'attore per spingerlo in direzioni più consone alla storia.
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