Poirot 4.1: La serie infernale

A mia parziale discolpa potrei dare la colpa alla mia recente fruizione della prima stagione di Elementary, dove fin troppo spesso (*) si ricorre alla scorciatoia di definire il "cattivo" come malato di mente, il che permette di fargli fare cose assurde con il solo scopo apparente di mettere alla prova l'astuto investigatore di turno. Ma la verità è che questa volta Agatha Christie mi ha beccato, e per lungo tempo sono rimasto convinto che anche qui si usava il consunto stratagemma sopra indicato, nonostante un buon numero di indizi che mi avrebbero dovuto far alzare le orecchie.

Il capitano Hastings (Hugh Fraser) torna da un suo viaggio in Sudamerica e trova Hercule Poirot (David Suchet) che scalpita per lavorare ad un nuovo caso, il quale viene annunciato da una misteriosa lettere anonima che sfida il nostro a prevenire un reato. Impossibile anche per Poirot capire di che si tratta, e così una dolce vecchina ci lascia le penne. Passa qualche giorno e lo sfidante agisce di nuovo, eliminando una giovine donna di belle speranze. Prima che ci si possa raccapezzare, terza vittima, un facoltoso nobiluomo di campagna.

Hastings, Poirot, l'ispettore capo Japp (Philip Jackson) brancolano nel buio, ma noi sappiamo che un omarino, tal Alexander Bonaparte Cust (Donald Sumpter) si comporta in modo molto strano e ha tutte le caratteristiche per risultare un buon colpevole. Al punto che al quarto omicidio lo stesso Cust decide di costituirsi per interrompere la serie mortale.

Ci sono però molte incongruenze, che non sono attribuibili però alla scrittura bensì a debolezze del diabolico piano del vero colpevole. Che, a dire il vero, mi è sembrato troppo diabolico per essere plausibile. Da notare che la soluzione del caso è tutta basata su indizi e, con tutta probabilità, il colpevole, se si mette nelle mani di un buon avvocato, finirà per evitare il capestro.

Ottima come al solito la produzione, le scenografie e la recitazione un po' di tutti quanti, nota di merito per la guest star Sumpter. Simpatico l'adattamento di Clive Exton che aggiunge alla trama gialla (**), come spesso accade, numerose sottotrame di una felpata comicità britannica che aggiungono valore e godibilità alla visione.

Il brutto titolo italiano mantiene il riferimento a quello usato per la versione cartacea risalente al tempo che fu, in originale era The A.B.C. murders.

(*) Vedasi ad esempio il terzo episodio, L'uomo dei palloncini.
(**) Che del resto è rispettata quasi completamente, come mi sono accertato in seguito.

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