La collina dei papaveri

Lo spettatore che notasse una riduzione della complessità delle animazioni di questa ultima produzione dello studio Ghibli, dovrà ricordare che il film è stato realizzato ai tempi dello tsunami, in condizioni estremamente disagiate, riuscendo nonostante tutto ad arrivare alla distribuzione nei tempi previsti.

È la seconda regia di Goro Miyazaki, che ha questa volta ottenuto un maggior supporto dal babbo Hayao (gli sarà passata l'arrabbiatura per I racconti di Terramare?). Storia completamente diversa, che mi ha fatto pensare al nostro neorealismo, tratta da un manga che converrebbe leggersi per capire alcuni passaggi che la sceneggiatura ha considerato sacrificabili.

Colonna sonora affidata a Satoshi Takebe che ha realizzato uno strano miscuglio di canzonette anni sessanta e musiche di ispirazione più remota, anni venti o giù di lì, che comunque direi funzioni.

Vicenda molto semplice, due ragazzi si conoscono a scuola, lei è molto metodica e ordinata, lui irruento. Si piacciono e sembra che parta un amoretto adolescenziale, ma c'è l'impiccio da romanzo d'appendice, pare che i due siano fratello e sorella. Cercano dunque di accantonare l'amore e restare amici, ma è praticamente impossibile. Fortunatamente si arriva allo scioglimento finale che rimette a posto le cose.

Minimalismo nei primi anni sessanta (vediamo manifesti che annunciano la incombente olimpiade di Tokio del 1964), che lascia anche un piccolo spazio ad una sottotrama pre-sessantottina, con gli studenti che combattono per salvare un vecchio edificio (chiamato Quartiere Latino) che per loro è un modo per difendere la loro storia, per quanto minore.

Non ci sono grosse sorprese, tutto fila nel registro della quotidianità, ma non sono riuscito a togliermi dalla faccia un sorriso dalla sequenza iniziale (la protagonista che al mattino prepara da mangiare per tutta la famiglia) a quella finale.

2 commenti:

  1. Avrei voluto vederlo al cinema, ma mi tocca aspettare. Sono comunque contenta della tua recensione positiva, mi fa ben sperare, e per Goro Miyazaki, magari un giorno riuscirà a realizzare opere buone senza la supervisione del padre.

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    1. Non ho proprio capito la scelta di Lucky Red di distribuirlo per un unico giorno, infrasettimanale per di più. Spero che si tratti di una manovra per spargere il panico in chi se l'è perso, in attesa di una seconda uscita più estesa.

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