The reach: Caccia all'uomo

La giornata comincia male per Ben (Jeremy Irvine), la cui ragazza è in partenza per Denver per ragioni di studio. Lui, che fa la guida ai cacciatori nel deserto del Mojave, è giovane e confuso, non riesce a dirle quanto la ama, anche se le fa un regalo che per lui è molto importante (*), e tantomeno a decidersi ad abbandonare quel buco dimenticato da dio e dagli uomini per cercare un futuro con lei.

Capita poi un cliente fuori stagione, tal Madec (Michael Douglas), una specie di Gordon Gekko con la passione della caccia. Così cattivo che usa prodotti di estremo lusso europei e sembra voglia vendere la sua attività ai cinesi. Si capisce subito che a Madec piace giocare con le regole che detta lui stesso, e infatti va a finire che la preda finirà per diventare Ben, da cui il titolo italiano che, a ben vedere, è sull'orlo dello spoiler.

La base, anche se non particolarmente sorprendente, non è nemmeno male. E Douglas fa la carogna è sempre uno spettacolo. Purtroppo non c'è molto da aggiungere. Lo sviluppo non è intrigante, la regia (Jean-Baptiste Léonetti) non riesce a sfruttare appieno i notevoli scenari e deve fare pure i conti con una sceneggiatura che nel finale tradisce le premesse iniziali per tuffarsi in una direzione che sembra più quella di un horror a basso budget.

(*) Incredibile a dirsi, ma si tratta di una pistola. E lei invece di tirargliela in testa o fargli la ramanzina perché, per farle una sorpresa, gliela stava nascondendo nel suo bagaglio sembra essere contenta.

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