Steve Jobs

Mamma e papà devono avere una discussione spinosa. Una simpatica signora invita ad andare loro figlia Lisa, una bimbetta di cinque anni, a fare un giro con lei. Lisa le dice con orgoglio che il suo papà ha chiamato come lei un coso che ha fatto. Lui la guarda perplesso e dice che no, è solo un caso, il coso si chiama così perché è un Local Integrated Software Architecture. Alle due donne cascano le braccia, la bimba ammutolisce e poi chiede se allora è lei che ha il nome del coso. Non sarebbe così bello come pensava ma almeno sarebbe qualcosa. Il papà però insiste, è solo un caso, avete lo stesso nome ma non c'è alcuna relazione.

Ladies and gentlemen, il papà era Steve Jobs.

Non credo che una scena del genere sia mai avvenuta. Di sicuro Steve si rifiutò per otto lunghi anni di riconoscere che Lisa (la bimba) fosse sua figlia, adducendo scuse a dir poco patetiche. Di sicuro per anni non si seppe perché quel piccolo computer si chiamasse Lisa. Difficile pensare che la storia dell'acronimo insensato fosse girata senza l'approvazione di Jobs, il quale solo molto più in là ammise che si trattava del nome della figlia.

Ma tutto ciò è abbastanza secondario. Mi verrebbe quasi da dire che non sia poi così importante nemmeno sapere quanto lo Steve Jobs del film sia davvero vicino allo Steve Jobs reale, se non fosse uno sgarbo a Michael Fassbender che lo interpreta con una capacità camaleontica impressionante, considerando anche che il film è concepito come una messa in scena in tre atti che vanno a coprire una quindicina di anni, a cui va sommato un flashback che allunga ulteriormente il periodo, costringendo Fassbender ad interpretare quattro diversi Steve Jobs, a partire da giovinastro molto peloso che sta per lanciare una rischiosa start-up, per finire con l'uomo sicuro di aver già vinto la sua scommessa, sul punto di invadere il mondo con l'iMac.

Il punto chiave della sceneggiatura di Aaron Sorkin mi pare piuttosto quello di studiare il carattere di un imprenditore (*), per chiedersi i motivi del suo successo. Spesso si sostiene che la genialità di Jobs fosse legata al suo cattivo carattere, a me pare invece che questo facesse da freno alle sue potenzialità, e di sicuro ha rovinato, o almeno reso difficile, la vita a molta gente. Come esempio porterei un'altra scena, quasi nel finale. Jobs ha sconfitto John Sculley (Jeff Daniels), si è ripreso l'Apple, e una delle prime cose che ha fatto è segare la produzione di Newton, idea di Sculley, che può essere considerato un precursore dei tablet. Sculley gliene chiede ragione, Jobs allude alla sua inusabilità e chiude il discorso. Evidentemente una menzogna, per quanto parziale. Ovvero, è vero che lo stilo usato per interagire con il Newton era una dannazione, ma l'idea di massima era buona, come la storia ha dimostrato. Se avesse avuto l'umiltà di accettare che le idee buone venivano anche agli altri, noi avremmo avuto l'iPad con anni di anticipo, e la Apple avrebbe fatto molti più soldi.

Bella la scelta di narrare la storia seguendo la prospettiva di Joanna Hoffman (Kate Winslet), una persona normale che ha fatto da assistente a Jobs per tutto quel periodo, riuscendo a tenergli testa, senza piegarsi al suo ego incommensurabile. Come pure sono seguiti bene i rapporti (**) tra Jobs e i veri nerd che hanno fatto il successo di Apple, in particolare hanno spazio Steve Wozniak (Seth Rogen) e Andy Hertzfeld (Michael Stuhlbarg). La regia di Danny Boyle viene quasi messa in ombra dalla preponderanza del materiale della sceneggiatura, bisogna però riconoscergli il merito di essere riuscito a spremere il meglio dagli attori.

(*) Sorkin aveva già applicato la stessa metodologia sullo Zuckerberg di Facebook, con un risultato a mio parere molto inferiore, e in precedenza aveva fatto anche uno studio simile in campo politico, analizzando una ipotetica figura presidenziale.
(**) Anche qui la sceneggiatura si prende molte libertà, e va considerato più il senso generale della cosa che i singoli accadimenti.
(***) Solita motivazione, non lo sentiva come un suo progetto, essendo più figlio delle idee del Woz.

2 commenti:

  1. Sono sicuro che si tratta di un buon film, ma proprio non ce la faccio a sopportare Steve Jobs.
    Al cinema l'ho saltato per questo motivo, lo darò quando arriverà in tv (o su mezzi simili).

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    1. Io di Steve Jobs ho una opinione neutra, ecco perché, nonostante il cast notevole, ho aspettato parecchio prima di decidermi a vedere il film. Temevo se ne facesse un santino, o un ritratto a fosche tinte. Entrambe le soluzioni mi avrebbero annoiato. Invece le due ore mi sono volate via in un lampo.

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