La pazza gioia

La nobildonna Beatrice Morandini Valdirana (Valeria Bruni Tedeschi) è decaduta a tal punto da essere internata in quella che era (*) la tenuta nella bella campagna toscana di una sua prozia, ora trasformato in ospedale psichiatrico giudiziario (**). Spocchiosa, guarda tutti dall'alto in basso, sommergendo chiunque di feroci critiche, ruba, insulta, minaccia. Non sorprende scoprire che non riesca a legare con nessuno. Sorprende invece che le nasca una inspiegabile simpatia per Donatella Morelli (Micaela Ramazzotti), giunta nella struttura in seguito a quello che sembra un ennesimo rovinoso tentativo di suicidio in prigione.

Quanto Beatrice è vulcanica ed estroversa, tanto Donatella è chiusa in se stessa. La prima vanta amicizie in altissimo loco, l'altra, scopriremo, potrebbe ribattere con la sua popolarità come cubista in una nota discoteca della costa. Le due diventano amiche e caso vuole che evadano, iniziando una breve avventura (***) che le porterà a scavare nella loro storia.

Ci vengono rapidamente presentati una serie di personaggi, qualche brava persona ma anche tanti, troppi brutti ceffi che ci fanno dubitare su che senso abbia etichettare come matte Beatrice e Donatella, dando quindi implicitamente una patente di normalità a persone come i genitori di Donatella (Anna Galiena e Marco Messeri) che fanno venire la pelle d'oca.

Causa il problema psicologico delle due protagoniste, il peso dello sviluppo narrativo cade quasi completamente sulla Bruni Tedeschi, che ne approfitta (°) per costruire un personaggio memorabile, così eccessivo da risultare simpatico (°°) nel suo essere insopportabile. La Ramazzotti per gran parte del tempo tace, cerca di scomparire dalla scena, lascia che la sua compare debordi.

Scopriremo solo quando ormai siamo vicini al finale la ragione dell'istintiva amicizia tra Beatrice e Donatella. Nonostante le apparenze, il percorso di vita assolutamente diverso che hanno compiuto, le due donne sono così simili che, quando Donatella si deciderà a raccontare la sua vita, l'amica chioserà il monologo con una lunga serie di "anch'io".

(*) O almeno, lei sostiene così.
(**) L'azione si svolge nel recente passato, quando ancora gli OPG esistevano.
(***) Vagamente alla Thelma e Louise.
(°) Grazie anche alla regia di Paolo Virzì, ovviamente.
(°°) Potendole stare a opportuna distanza.

4 commenti:

  1. A dire la verità la mamma di Donatella non mi è sembrata cosi negativa. Non ha voluto prendersi in carico del nipotino perchè, dopo ciò che era successo, pensava che per lui fosse meglio vivere in un'altra famiglia. purtroppo spiace per Donatella, ma in situzzioni come qeste ritengo primaria la salvaguardia dell'incolumità fisica e psicologica dei figli.

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    1. A dir poco, Donatella si è trovata una madre anafettiva, che ha rifiutato di aiutarla quando aveva bisogno, ha troncato con lei qualunque relazione, e ora, su richiesta dell'assistente, la ospita temporaneamente in attesa che se la vengano a riprendere al più presto. La madre prima chiede alla figlia soldi, poi cerca di buttarla tra le braccia del vegliardo assatanato che assiste. E la differenza fondamentale mi pare che sia che Donatella soffre nella sua situazione, sua madre no.
      Forse Donatella avrebbe problemi a crescere un figlio, di sicuro sua madre non ne è stata capace, e sembra che non ne sia stata nemmeno interessata.

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    2. Il confronto con altri è sempre interessante...io non l'avevo afftto capita così!però potrebbe anche essere.

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    3. Penso che ogni interpretazione abbia la sua legittimità, e che da un film ognuno ci può prendere quel che vuole. Inoltre Anna Galiena ha solo pochi minuti per rappresentare il suo personaggio. Però sappiamo che Donatella non viene contattata dai suoi genitori da molto tempo (il padre non risponde nemmeno alle sue richieste di aiuto), sentiamo la madre chiederle i soldi "per il dentista" in un momento a dir poco non opportuno (e scopriremo poi che soldi non le mancano), e la vediamo cercare di darla in pasto al generale. Per lo meno dovrebbe venire qualche dubbio quando la madre dice di non aver voluto aiutare la figlia perché pensava che non fosse la soluzione migliore per il nipote. Fornendo fra l'altro due versioni diverse su come sono andate le cose nel giro di pochi secondi.
      A mio parere, quindi, Archibugi + Virzì volevano sottolineare come i genitori di Donatella fossero brutte persone.

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