Nel mio caso, povera anima a cui Cloverfield (2008) non era piaciuto per niente, la disgraziata scelta del titolo stava per ottenere l'effetto opposto di quello preventivato, allontanandomi dalla sala. Questa volta la colpa non è della distribuzione italiana, bensì della produzione. La sceneggiatura originale, infatti, era titolata The cellar (Il sotterraneo) e non aveva alcun riferimento a quel noioso finto-povero disaster movie fracassone. Poi è finito nelle mani della Bad robot di J.J. Abrams (*), e lì hanno pensato di approfittare di un possibile aggancio per dargli una maggiore visibilità commerciale.
Se dal punto di vista del rientro economico hanno probabilmente avuto ragione, come spettatore non sono molto soddisfatto della scelta sia perché finisce per essere un gigantesco spoiler, indirizzandoci a pensare che la trama vada in una certa direzione (**), sia perché ho il forte sospetto che la stesura originale (***) sia stata presa a martellate in alcune parti per adattarla alla parentela decisa in corso d'opera.
Come da primo titolo, passiamo la quasi totalità del tempo nel rifugio anti fine del mondo che un pazzo scatenato, Howard (John Goodman), ha costruito sotto la sua fattoria nel mezzo del midwest americano. Il punto di vista che seguiamo è quello di Michelle (Mary Elizabeth Winstead), che è rimasta coinvolta in un incidente stradale e si risveglia lì sotto. A rendere più movimentata l'azione c'è pure un terzo personaggio, Emmett (John Gallagher Jr.) che, forse suggestionato da Howard, ha fatto a botte con il padrone di casa per avere il privilegio di entrare in quella specie di galera interrata.
Howard sostiene che è in corso un attacco atomico, chimico, o chissà che, da parte di russi, coreani, terroristi musulmani, marziani o qualcun altro. Michelle è convinta di avere a che fare con un lunatico, e dunque ritiene che tutto quello che lui dice sia privo di fondamento. Noi, che abbiamo la fortuna di non essere direttamente implicati negli accadimenti, e che magari ci siamo visti film come Take shelter (2011) o Ipotesi di complotto (1997) dovremmo avere una posizione meno netta. Forse Howard è un maniaco alla Room (2015) con la differenza che non ha mire sessuali, "solo" un modo molto distorto di interpretare la relazione con giovani donne, ma non è detto che questo escluda che qualche disastro sia davvero successo.
Se non fosse per il deludente finale, che mi è sembrato voler ricalcare cose come Io sono leggenda (2007), saremmo stati nel territorio del thriller psicologico a basso costo con una potenziale venatura fantascientifica. E forse sarebbe stato meglio se ci si fermava lì.
(*) Accreditato tra i produttori.
(**) Ma potrebbe anche prenderne un'altra.
(***) Lavoro di Josh Campbell e Matt Stuecken.
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